Gli altri
sono un quasi
contatto, non ancora
una mano, invisibile scarto,
la creazione di Adamo.
Ed io
Il vuoto tra le stelle,
il cielo nero che le accende.
Il sole dopo che si spegne.
(Da Varco Cielo, Puntoacapo 2023)
Gli altri
sono un quasi
contatto, non ancora
una mano, invisibile scarto,
la creazione di Adamo.
Ed io
Il vuoto tra le stelle,
il cielo nero che le accende.
Il sole dopo che si spegne.
(Da Varco Cielo, Puntoacapo 2023)
Terrorizzato dai mostri che popolano
il buio, decisi pragmaticamente
una notte che fossero miei amici
distesi attorno al letto per proteggermi,
come squali a difesa di un tesoro.
Li intrattenevo prima di dormire
col resoconto della mia giornata,
mentre in sogno a parlare erano loro.
Vissi l’infanzia con questo segreto,
invulnerabile a incubi e spavento,
e non ricordo che origine avesse
quel coraggio né quando è andato perso.
(Da Cura dei rami recisi, puntoacapo Editrice 2019)
Sull’acqua sbattuta con le vele
una, bianchissima, chiama
a forza il fuoco dell’iride
il contorno vibra, si scompone
va in pezzi
fra i gabbiani in picchiata.
(Da Rivelazioni d’acqua, Puntoacapo 2021)
Questo vento
scheggia l’aria del lago
esplode dettagli
sferzate sugli occhi:
a palpebre serrate
la luce si fa strada nel respiro
e porta nel petto
il suo paesaggio.
(Da Rivelazioni d’acqua, Puntoacapo 2021)
Chi legge il mondo su assi cartesiani
trascura la diagonale della vela
smarrita nel fileggio,
che sbatte e si ritorce
inarca e si distende
libera
e tutta esposta al vento.
(Da Rivelazioni d’acqua, Puntoacapo 2021)
Nemmeno da qui
si vede bene il futuro
solo il passato, meno oscuro.
Tolti i chiodi dei rimorsi
ritorna d’aria il cuore, senza paura
nel vento dei cipressi…
*
Nanca da chì
se ved ben el doman
domà el passaa, men scur.
Des’ciodaa i ciòd dei rimòrs
torna d’aria el coeur, senza paura
in del vent dei cipress…
(Da Campo 87, traduzione in dialetto milanese di Giovanna Sommariva, puntoacapo 2021)
Bisogna aspettarli al varco i salmoni
al collo di bottiglia della foce
spauriti, mentre accalcano l’acqua
bisogna tendere la rete dove
la superficie si increspa di pinne
le branchie annaspano quel desiderio
che riproduce il transito di nuove
generazioni. Allora è il momento
di calare la rete, di tendere
alla gola il laccio, l’arpione aguzzo.
All’uscita della metro noi siamo
salmoni ignari verso la mattanza.
(Da L’onore della polvere, Puntoacapo 2009)
Ognuno, tra le mani, stringe
una conchiglia, dove soffia
e custodisce la propria voce:
la parola è un segreto da non svelare.
Ci urtiamo senza toccarci, di notte
come se questo, delle cose,
fosse l’ordine naturale
come se ogni stella avesse
un cielo.
(Da Specchi Ciechi, puntoacapo 2020)
Siamo qui, come sempre,
a scalfire il deserto
roccioso, il gambo
del fiore.
La vita si rovescia nell’imbuto.
(Da Specchi Ciechi, Puntoacapo 2020)
Se un ospite mi lascia la casa, io
le faccio domande, frugo ovunque, specie
nei materassi. Quando esco, è passato un ladro.
Ma non la dimentico, la ripenso. Dove mettono
l’amore gli altri? Che non sia visibile, un oggetto
ad esempio, mi terrorizza. Odore c’è, quasi
sale a volte fumo o cemento rigido, o quel
senso di lavato che dà le vertigini.
Mi porterei
dietro un cane se l’amore non dovesse essere
concreto. Come io credo.
(Da Magnificat (Poesie 1969-2009), Puntoacapo)