Antonio Spagnuolo, Il segno

Segno ancora sul calendario con matita a colori
una data precisa per non dimenticare
la stagione che ripete inganno,
e ripiego smarrito in cerca di quel volto
che l’attimo dissolve.
Non cancella l’eccezionale insistenza
la tempesta dei gesti che incidemmo,
il riflesso di una piacevole ombra
che scivola con insistenza.
La speranza che leggevo nell’occhio smarrito
è clessidra interminabile lungo smagliature,
urla sillabe insensate e mi costringe
alle tempie, ossessione indiscreta.

(Da Canzoniere dell’assenza, Kairos Edizioni 2018)

Antonio Spagnuolo, Sei corda

Sei corda
riversa per tensioni,
quasi il terrore del canto
nel palmo di una mano.
Per un segreto da narrarsi a mezza sera,
che assale e rasserena,
rapido e tenace,
come le gioie della tua fanciullezza,
io gioco il contagio di emicranie
a sostituire il destino.
Sei corda compressa,
come l’erosione del tempo,
prima che questa scoria del sole
impazzisca alle prove
delle tue smagliature.
Ormai nel breve soffio
il tuo corpo,
simile al battito di gabbiani,
riappare alle illusioni, alle domande,
e comprendo
che imparerai baciare anche i fantasmi.

(Da  Rapinando Alfabeti, L’assedio della poesia 2001)

Giorgio Moio, Istanti o frenesie (per Antonio Spagnuolo – 2019)

istanti o frenesie di parole
che trafiggono con azzurri pastelli
un odore di carne
o di candore in fuga
si riflettono nello specchio di un’idea
non di una ideolina sotto naftalina
e vinceranno il sonno dell’oblio
dell’incenso piegato
dal segno che s’insinua prepotente
nella promessa che fa breccia
in un gioco di dadi
che ci prende in giro
falsificato dal barare del tempo
delle zagare inodorose
su pergamene incasellate su binari morti
dalla dissolvenza del rovescio
tra lo spazio delle mie ginocchia
tra un capriccio di ciliegio maggiolino
divertito tra le rime della rimanenza
a lenire la sofferenza di enza
di un volto avvolto dal vento dell’est
dal fascino incompiuto dell’acqua perversa
intraversa inversa ultraversa
schegge di ricordi mai sopiti
ritagli di tempo che non ritorna
ci negano la donna amata
nella custodia intercostale degli angoli
di agganci umorali nel frontespizio della vita
e della confusione tra i pampini narranti
sospesi tra le rose rosse
ed un mare di cristallo
cancella la pulsazione erotica
pulsativa con blocchi ormonali
di linguaggio dal lamentoso
suono di un’arpa obliosa
di un brivido che ci sollevi
sulla betulla curva
sulla disperazione
dei ricordi di una forma zampillante
non c’è giaciglio sicuro
nelle crepe del mondo
né voce blues nel puntiglioso sguardo
abbagliato da colori variopinti
il sospetto di non essere compreso
ti viene dall’estrema ferita
con l’inquietudine di un grido
che si fa strada tra incandescenze spente
un guizzo oscillante oscilla in un riflesso
l’indugio di uno stupore si fa strada
tra granulomi zampillanti di valium
il sortilegio del destino che ripiega
impunito nel richiamo di un inutile dire
ma il sortilegio ci riporta anche un volto amico
la donna amata tra le vetrate
dei rimpianti dove la mente s’annulla
nella disfatta di una presbiopia solitaria
è il suono di un liuto che ci porta alla realtà
che ci ridà conteggio dei nostri errori
delle nostre azioni
tra le quinte di un brusio di trifoglio
è la nostalgia che ci trapassa
ma poi passa passeggera come un passero
nei frammenti di una luce d’illusione
l’amora ah l’amore che ci sfugge
sbattuto tra sorrisi e follie da burattino
con lo sgomento ostinato dell’argilla
ed è in questo preciso momento
che reinventiamo le lacrime
tra confusioni di arcobaleni
e un’inquietudine di un bagliore
ancora il sortileggio di una strega
che si aggira tra un sussurro di rughe
di una vita che passa e non ritorna
finalmente ci accarezza
la trasparenza dell’orizzonte

 

(Inedito ispirato a Istanti o frenesie, volume di Antonio Spagnuolo)

Antonio Spagnuolo, Immagini

Per raccontare illusioni alla luna

devo ritrovare le immagini del mondo che sparisce.

Forse nel brillare del motivo, che alla deriva insiste

nell’incerta lontananza, bisogna ricucire le ore

che hanno ferito il corpo disciogliendo leggerezze.

L’approdo del silenzio è la rinuncia

che diventa uno sguardo perduto nel tuo segno,

ed il ricordo ha il marmo che scolpisce

grigio il residuo della memoria,

attimi nell’aspro separare il tuo ritorno.

 

(Da Sospensioni, Eureka Edizioni 2016)