Marina Pizzi, Ho perso la poesia in un singulto di fato

Ho perso la poesia in un singulto di fato
In un’imboscata di tempo
In una cascata di parole straniere.
Ora che il tempo diventa breve
Svendo le stelle in coriandoli cattivi
Trito la svendita del mio petto solo.
Quaggiù rammento chi non sono,
veglio la salma che mi attende
secondo l’ultima moda.

(Inedito)

Marina Pizzi, Ingrigisce la rosa purpurea

Ingrigisce la rosa purpurea
Prende vigore la paura
L’insania balorda della lurida
Sconfitta d’indirizzo.
A me non resta che il panico gemello
L’ilarità contesa da ladroni
Sirenetti di spiagge senza dune di giglio.
Gerundio epocale perdere gli anni
Le elemosine perpetue dell’attesa
Quando si muore lentamente singoli.
Vetuste entità quest’avvenire
Liso. Panico strenuo nudo attendere
L’arringa della difesa
Ma ormai è tardissimo.
Festività conserte l’esercito in morte.

 

(Da L’abbecedario in gola, silloge inedita 2018)

Marina Pizzi, Uccidi di me l’occaso

Uccidi di me l’occaso
La tragedia minuta di essere
Serva scolara logora
Sopra la gabbia che mi pulsa.
Gelateria del Corso non fu l’infanzia
Adulta dozzinale campare le esequie
Di dì a dì. Patria confiscata la mia tasca
Scaturita da elemosine angolari.
Mi amò un ragazzo giovane giovane
Valse per me un circuito di nulla
Ma da vecchia mi rovina vecchia.
Oggi il tempo vacuo che mi sperpera
Perpetua le rovine d’attesa
Le sabbie mobili che per collare mi stanno.
Regia d’inverno ormai la girandola
Questo pallore d’ergastolo nel sanatorio
Postremo enigma il saluto d’àncora.

(Inedito)

Marina Pizzi, In un ospizio di foglie

In un ospizio di foglie
la pigrizia dell’angelo.
si secca la gioia di dio
pertugio di lacrime.
incline al giocondo arenile
balbetta d’eco la conchiglia.
in mano all’armonia dell’inguine
resta la giara senza l’olio santo
prosciugato dal resto del mondo.
mandami un calesse avrò già pianto
nel dilemma scortese del fango.
è tutta qui la resina del dubbio
quando la casa crolla tutta sicura
di stare in piedi. i duri fratelli
hanno lasciato la casa dopo il saccheggio.
in un tuono di vendetta la scaturigine
del sacco chiuso a bomba. intorno le vipere
spasimano gl’intrecci. l’ironia del vicolo
spadroneggia sugli amanti senza riparo.

 

(Da Cantico di Stasi, Oèdipus Edizioni 2016)