Monia Gaita, Il cuore

Il cuore non è a occidente.
Batte sul lato orientale? Esattamente non lo so.

Striscia con passo furtivo nelle cose,
mi offre le bucce di mela di quello che rimane.

Non è capace di rispettare gli impegni.

Se le promesse bussano apre,
ma non mantiene fede,
affonda con le unghie nella carne del volere
fino a vederlo sanguinare come una fontana.

Nessuno soffre più di lui,
torto in un banco di incertezze
che dalle vie si leva e cresce a dismisura.

Applica pure le metamorfosi d’insetto
di fingersi contento,
di attraversare la felicità in punta di piedi—
capisce bene quanto poco duri il suo pane caldo.

Se le preghiere non vengono esaudite
e i tentativi parcheggiano agli stalli,
lui si rivolta contro la disfatta,
prova a salvare vene e pelle,

restituisce l’oro e i denti rotti che mi deve,
ritira un altro assegno di speranza,

chiede di punto in bianco un lume
nella nebbia.

(Inedito)

Monia Gaita, A mio padre

Un altro giorno dal corpo sfiancato,
ancora cieco di un occhio, le vesti strappate,
i campi riarsi senza fili d’erba.

Un altro giorno impraticabile
con il tuo nome confitto nella terra,
il resto della cena che raffredda
e l’esercizio di spargerti in granturco produttivo
su ogni luogo.

E la distanza è una puntura dolorosa,
mi tiene in bilico tra gli sbadigli della sedia
e il foglio bianco.

Non so se arriverà una fortuna postuma per me,
qualche provento di consolazione
su questi ettari di buio
che hanno perduto la lingua e la parola.

Intanto la tua voce continua a fabbricarmi
tuniche di caldo.

La morte refrattaria non si espugna,
il bene reclama una rimessa,
estirpa il cancro dalla base,
ti fa salvo.

(Inedito)