Daniele Giustolisi, Ma io che posso fare Nasmù

ma io che posso fare nasmù
se non bucare il foglio col tuo nome
e cantare ciò che sei
pezzo di vita
a 45 grammi la sera
sciolta dietro i forni
come medusa al sole

essere un quasiniente,
nell’invisibilità di una cucina d’osteria in via mascarella
da dove un’incarnazione oggi comincia

ma io che posso fare nasmù
se non seguire la scia del tuo sudore
acqua di sale
invisibile a tutti
ma non al canto
che restituisce nomi
anche al tuo sparire tra i pani
là dall’ultimo margine del mondo

di questo vapore come incenso
stasera scrivilo daniele, scrivi dell’arrivo a bologna
dell’ultimo magio d’oriente
disperso, scassato da una notte straniera
tradito da una cometa impazzita
che ha perso di vista tra i gin un piccolo dio
che da qualche parte, puoi sentirlo
urla ancora il ritrovo

 

(Da Se scendevi per strada, Capire Edizioni 2019)

Daniele Giustolisi, I ragazzi di Gardner St.

i ragazzi di gardner st. cercano
cercano pose giuste nei negozi vintage
scomposti dalla bufera che sale da europa
ed è quasi una california qui
ma sfinita
breve
di carcasse di luna park
e installazioni su onde nere
che questo ottobre sembra l’ultima estate del mondo

smorza un’ultima voce alla distanza
il resto è tutto un mistero di pomeriggio che fa segno
chiama
una scarpa abbandonata
lasciata lì a soffrire l’oceano
ha la misura di ogni uomo

espone ogni cosa, ogni altezza a quella vertigine

 

(Da Se scendevi per strada, Capire Edizioni 2019)