ma io che posso fare nasmù
se non bucare il foglio col tuo nome
e cantare ciò che sei
pezzo di vita
a 45 grammi la sera
sciolta dietro i forni
come medusa al sole
essere un quasiniente,
nell’invisibilità di una cucina d’osteria in via mascarella
da dove un’incarnazione oggi comincia
ma io che posso fare nasmù
se non seguire la scia del tuo sudore
acqua di sale
invisibile a tutti
ma non al canto
che restituisce nomi
anche al tuo sparire tra i pani
là dall’ultimo margine del mondo
di questo vapore come incenso
stasera scrivilo daniele, scrivi dell’arrivo a bologna
dell’ultimo magio d’oriente
disperso, scassato da una notte straniera
tradito da una cometa impazzita
che ha perso di vista tra i gin un piccolo dio
che da qualche parte, puoi sentirlo
urla ancora il ritrovo
(Da Se scendevi per strada, Capire Edizioni 2019)