Simone Scuotto, Matera

Matera con i sassi crepati
come una pianta sospesa
in un vaso spaccato
dal sole dal tempo.

Lo strapiombo nero
ricorda le fondamenta fragili
di tanta bellezza e la cura
che esige che presta.

L’antica cittadella
è sempre identica
come un fossile trattenuto dalla pietra
sua eterna sorella.

(Inedito)

 

Simone Scuotto, Mi verso

Mi verso
Si avvinghiano i ricordi
nella matassa del tempo.
Sta a noi intrecciarli,
filare una coperta calda.
Mi dondolo
sulle ultime scintille
di un fuoco
che è lì per morire.
Danzano
mi accarezzano,
tenere mi abbracciano
e bruciano la mia fatica.
Quando l’ultima fiamma
si è assopita
sotto il braccio mi prende.
Mi accompagna alla deriva,
nella deriva
si spegne.
Alla deriva,
calda sponda di cenere,
mi verso nel vento.

 

(Inedito)

Simone Scuotto, Sirena

Approdo nell’abisso è l’isola.

Essa è sottosopra
si accede da un dirupo
precipito ma le nuvole mi avvolgono
un sussurro: “vola”.

Si offre nuda all’avara pretesa
d’essere esplorata in una notte,
poi richiude la bocca
l’ancora arrugginisce
e la nave affonda.
Approdo dell’abisso è l’isola
non toccherai altra sponda.

 

(Inedito)