Le sei di sera: un’ora stanca
– e la canicola ha inghiottito
un urlo amaro nel suo morso,
l’aria ferma tra le pareti,
gli elementi ferrosi, le cisterne
quasi vuote nell’arsura
– ha fissato l’eco di un’imprecazione
reiterata come un grido in un crepaccio
S’asciugherà in un verso
il disamore alla fatica
– che gridi pure (mi dico)
dai più alti spalti ustionanti parole
Se c’è chi le raccoglie
sarà il più fortunato
Poi ricomincia il ritmo del martello
in solitaria percussione
Volto le spalle e ascolto
nel cerchio chiuso del cantiere
(Da Cantiere in luce, CFR Edizioni 2014)