Giovanna Cristina Vivinetto, Non ho figli da dare

Non ho figli da dare – non potrò.
Non ho tube che si gonfiano
né ovuli da spargere per il mondo.
Non ho vulve da tenere fra due
dita – da schiudere tra le valve
delle gambe non ho niente.

Ma lui mi sfiora, continua a toccarmi,
a perlustrare con le dita questo
corpo imploso, risucchiato tutto
all’interno – fuggito senza lasciare
tracce. E lui persiste a sfiorarmi
per trovare il punto che possa
dargli piacere. Che possa
consolarlo, farlo sentire uomo.
Non glielo dico, ma non c’è.

Eppure tutta questa sua goffa
illusione, quest’avventatezza
nel proiettarsi verso il dato certo
per un attimo mi restituisce
tutto ciò che mi manca – e al suo miracolo
questa sera mi faccio donna.
Completamente.

 

(Da Dolore Minimo, Interlinea 2018)

Giovanna Cristina Vivinetto, Ho l’abitudine di pulire

Ho l’abitudine di pulire
gli oggetti usati dopo averli comprati.
Mi convinco che l’acqua possa
cancellare la memoria di un uso
improprio e che restituisca
ad ogni cosa la sua giusta luce.

Così quando dovevo consegnarti
il mio corpo ho lavato via
all’acqua corrente le forme
a te ignote. Le impronte residue
di qualcosa che non avresti capito.

A vent’anni mi sono battezzata a te
e all’ingenuità delle forme semplici,
basilari. A te è bastato questo:
non ti è venuto in mente di osservarmi
da vicino, di girare gli occhi
verso l’acqua. Così io non ti chiedo
se ti sembro diversa né tu
me lo dici.

 

(Da Dolore Minimo, Interlinea 2018)