Fuoco sul niente, atterrita
aggiusta/consuma diritto e rovescio
la terra sconsolata. Uno/unico, stordita due volte
sulla mimica del volto.
La devastazione, afflitta lei sola nell’allungato
ovale
del volto, si è ritirata: ha ripetuto
due, tre volte
la frigidità del niente, di fatto caduco
simile
al suo eccesso: si ripete, rimanda
al corpo intravvisto e
negato, sospeso dagli
esseri che l’hanno visitato.
Lo tradiscono
nel dare vita entro quel segno del morto/muro
storpiato e rigurgitato
dove se stessa già a sé è mancata, infelice.
Sul limitare insopportabile,
è perverso lo squarcio
che ci contiene, ma non ci trattiene.
(Da I sentimenti gloriosi, Marco Saya Edizioni 2018)