Alberico Sala, Domenica dopo

Domenica dopo la strage, la nebbia mi frena
sulle strade campestri, mi rifiuta la città
spenta per i poveri morti dai nomi lombardi
nel cratere di polvere e cristalli. Contadini
come quelli che i fari frugano nel nulla:
vanno con il mantello nero dalle cascine
al paese per la partita, fanno meno rumore
i passi sull’erba di brina che sui detriti
dello scoppio.
Sul ponte di Lodi uno era passato,
come me, con i conti in ordine, l’odore del fieno
nelle tasche. Trenta chilometri, un’ora
a passo d’uomo tra i fossi di latte,
con la spina in fronte delle ingiustizie,
di quel che non si fa o si fa male,
chiamando poi i morti a sdebitarci.

15 novembre 1969, tornando a Milano in automobile dopo la strage di Piazza Fontana

(da Il giusto verso, Rusconi 1970)