Rossella Tempesta, Di fronte alla casa di campagna

Di fronte alla casa di campagna
arriva ogni mattina un uomo semplice
a coltivare il suo orto, annaffiare il suo giardino antico.

Il vecchio suocero non ce la fa più
gli ha lasciato in cura questi terrazzamenti
di pietre e terra rossa, cretosa
e due zucche lunghe secche svuotate
che erano le sue borracce.

E’ una vita nuova, per l’uomo semplice
in un’altra faceva il tubista nella raffineria di petrolio.
Adesso siede, nelle ore più calde,
sopra un gradino antico dell’Appia romana
guarda nel vento, respira con calma
l’aria che smuove appena
le lance argentate degli ulivi.

Rossella Tempesta, Da te ho imparato la corsa nelle cose

Da te ho imparato la corsa nelle cose
la corsa che poi, rimbombando,
mi passa nel sangue.
Ma è un’altra la mia voce,
che io ero nella vetrina del calzolaio
quella scarpa sola sulla scansia
(l’altra riposta chissà dove)
La mia voce è questa
che piano dice, e non sempre:
una volta è rimasta sospesa per una sera estiva,
scesa sulla campagna larga dell’Emilia, sfuocata d’afa bianca,
bella da sgomentare.
E per gli alberi anche, per gli alberi con le foglie
come uccelli, in volo sopra i viali di Cervia.
Ricordo poi di una tazzina, nuda, sulla bancarella di modernariato
di molte labbra sedia e tepore, e del ragazzo gentile
-molto più giovane di me, della tazzina-
che poi ci ha regalate.
Le cose lente e vecchie a me parlano.