Alessio Paiano, debug 5

Se adesso ti parlo non è per nascondermi
ma come vedi non riusciamo a uscire dal ciclo di inizio e fine,
dunque è chiaro che abbiamo utilizzato la parola in due direzioni
avanti e indietro, esplosivo e collante, costruzione e demolizione,
e questo con grande probabilità accade perché ci siamo nascosti,
e bada bene che è molto facile nascondersi dentro le parole,
abbiamo usato la poesia sempre per questo, per nasconderci
e vendere il nostro nome confezionato come una merendina,
sicché i libri di poesia che vedi sono come una scatola di merendine, ]
e adesso noi dobbiamo spingere tutto ciò al di là dal supermercato ]
dribblare la cassa automatica che ha fatto gli annunci al posto nostro ]
e fluire in un verso che è un fiume che spacca la città in due,
come a dire che lì dove abbiamo camminato io e te presi per mano, ]
che lì un tempo c’era un’altra civiltà che abbiamo visto davvero,
e che da quando ce ne siamo andati anche noi siamo un’altra civiltà ]
che la civiltà venuta dopo di noi non vede ma sente dentro,
se guardano il fiume andare verso il niente noi siamo lì

(Inedito)

Alessio Paiano, Foglio bianco del dattilografo

Foglio bianco del dattilografo
dove appari nel lemmario
dei suggerimenti d’amicizia

Nel calpestìo della schermata
il colonnato della Fontana
un video di cucina americana

Altrove una chiave cigola il Custode:
sparso il catenaccio della cattedrale
hai un nuovo pellegrino
t’ho vista s’un marciapiede di Berlino

Nel fetore digitale delle cose
perché vuoi parlar d’amore?
Narciso fallito, che lamenti al bar?
L’amar non è il tuo ciarlar di rose

Sassi, rami, autunni vari
m’hanno consumato il cappotto
Novembre gira le foglie dell’orto
come la lancetta rotta dell’ore
è storto il tuo riso morto

 

(Da L’estate di Gaia, Musicaos Edizioni 2018)