Paolo Mazzocchini, Il cavaliere inconsistente

Sempre più prevale l’altro
fuori se stesso: piedi ferrati svicolano
i comandi del cervello, corrono disamorati
dietro logori tornei quotidiani, scalciano sotto il carrello
nei supermercati. Manopole e bracciali si snodano male
lubrificati in benedizioni e divieti, parole senza permesso
prendono il largo dalla strozza, vele gonfie d’aria che risale
la grancassa della barbozza. È oramai il fittavolo d’una struttura
dismessa, pulcino meccanico imbozzolato dentro il guscio
dell’elmo – in ruggine tutto il resto, solo lo culla
e riconforta un sogno sciocco di gloria: quando
il pigolio di latta contro il nemico rio
annuncerà il fragore epico del crollo
della catafratta sull’impalcatura
di nulla che la sopporta.

(Da Pietra e Farfalla, Ladolfi Editore 2019)

Massimo Del Prete, Finché questa suona

Dos gardenias para ti
con ellas quiero decir…


Non sgomentarti per il conto fuggiasco delle ore
resistere piuttosto (anche tu devi, anche tu
coi tuoi anni freschissimi) – essere qui
esserci sempre io e te, all’anticamera del vespro
sorridere alle macchie di sole che tracimano
dai tetti – vedi quella? sarà casa mia –
questo solo ti chiedo.
E se lo fai potremo starcene per sempre
qui, a guardare le lente processioni
di cani e di famiglie, ad alternare
birra e spritz sul conto dell’estate.
E se lo fai, il tempo passerà come
passano i vecchi mali, com’è
l’oggi quando il filo della vita
e della morte s’è allentato
e nessuna Moira lo taglierà.

(Da Abitare la parola. Poeti nati negli Anni Novanta, a cura di Eleonora Rimolo e Giovanni Ibello, Giuliano Ladolfi Editore 2019)

Rita Greco, Le cose sono fragili e si rompono

Le cose sono fragili e si rompono
basta un solo sguardo leggermente acuminato
o un silenzio dove andava incastonata una parola
basta una sola indifferenza
l’attimo nero d’indifferenza
– che tu ci sia o no è uguale –.
Le cose sono fragili e si rompono
se anziché vedere il tuo viso
vedo le tue spalle
spalle spallucce ballerine
– scusami ho da far con le galline
che me ne importa di te? –
Le cose sono fragili e si rompono
e per non romperle occorre molta cura
una cura senza sforzo, s’intende,
carezza limpida fluente
naturale conseguenza di questo nostro esistere
da quando scoccò il miracolo di vedersi.

(Da La gioia delle incompiute, Ladolfi Editore 2021)

Rita Greco, Era facile per voi

Era facile per voi
stare nelle parole quiete
dire buongiorno
buonanotte
ti va un caffè
ci vediamo dopo
e chiudere così
il circo sonnolento della vita.
Io invece avevo parole dure
o troppo dolci per essere comprese
ronzii che sciamavano nella testa
dubbi balbettanti
silenzi addirittura
qualche volta un urlo
che tagliava in due la verità
e per questo
per questa colpa inenarrabile
fui derisa a morte.

(Da La gioia delle incompiute, Ladolfi editore 2021)

Domenico Cipriano, Se ti abbandonerò

Se ti abbandonerò
non è per il tuo odore umido
di terra a novembre
ma per l’odio giallo delle fronde
sul tuo costato di roccia chiara.
Animali da fieno
battono zoccoli duri
sulla tua pietra bianca,
il cuore spoglio tutto l’anno
del geranio disarma
mi rende estraneo.

(Da La grazia dei frammenti, Ladolfi 2020)

Fernando Della Posta, Saremo ripiegamenti su alture

Saremo ripiegamenti su alture.
Saremo agguati lungo la scalata.
Giocheremo di nuovo a passarci il mondo sulle dita.

(Da Sembianze della luce, Giuliano Ladolfi Editore 2020)

Guglielmo Aprile, Invulnerabile

Come essere il primo caso di guarigione
mentre il contagio nella città è al picco.
Non fa paura la morte,
né l’indice permaloso dei casamenti a più piani,
per chi ha mozzato la testa al serpente con un morso.
Passa attraverso le sassaiole
come se non conoscesse la ceramica degli organi,
non ha bisogno di rimpicciolirsi, di stendersi pancia
[a terra,
mentre la cerbottana rotea
fischiando tra la folla.

 

(Da Farsi amica la Notte, Ladolfi Editore 2020)

Fernando Della Posta, Non è facile catturare una luce

Non è facile, non è facile catturare una luce
nel temporale portato dal vento, mentre
la noia pasquale imperversa, e una parvenza
di perdita ci assale, una caduta al ribasso
tra le lente ore che passano, incespicando
in un buco, una gora, una traccia, una fiumara
che s’ingrossa dietro i vetri che si riempiono
di timide gocce di cielo ricacciate nel nulla
dal lesto sole. Altri maestrali si porteranno via
questi già vecchi e fragili puntini di mimosa.

 

(Da Sembianze della luce, Ladolfi Editore 2020)

Michele De Virgilio, Ultima preghiera

ad A.M.

Tu che mi guardi,
che mi raccomandi di non fare tardi,
provocami la fede, cospargi
di baci nobili i miei giorni di luce
elettrica, dimmi chi sono,
da dove vengo.
Se il mio futuro è un tuono
o un faro spento.

(Da Tutte le luci accese, Ladolfi Editore 2018)

Giorgio Ghiotti, E tu dov’eri in questo sfondo d’anni

E tu dov’eri in questo sfondo d’anni
mentre i pianeti ruotavano più lenti
e io inventavo una versione allegra
del vuoto intorno che mi hai lasciato,
dov’eri in sogno mentre si svegliava
la città padrona dei ricordi, e ogni
luogo mi portava al centro esatto
del respiro condensato nell’aria,
bianco splendore lunare, fumo lieve
che se lo porta il vento, che sale
e lo disperde come perdo i giorni
ad aspettare l’acqua che trascina
nomi e bussole della tua mappa infedele.
Non sono stato in nessun luogo che non fosse
ritorno e nostalgia, ripetersi del viaggio,
e ogni alba indicava una via e nei tuoi occhi
raccoglievo un secolo, un paesaggio.

 

(Da Abitare la parola, a cura di Eleonora Rimolo e Giovanni Ibello, Ladolfi Editore 2019)