Enea Roversi, A Pier Paolo Pasolini

A Pier Paolo Pasolini

1.

Erba filo spinato e poco lontano, il mare
le spiagge d’estate affollate, a novembre
sono lugubri teatri deserti
palcoscenici ammuffiti e polverosi
qui si conclude la tragedia
va in scena il delitto clamoroso
succulenta portata per mass media.

2.

Qui ti hanno portato e gettato, come
si getta la monnezza nella discarica abusiva
come abusiva è la plastica nei fiumi
abusiva l’intelligenza nell’Italietta post-boom
abusivo il pensiero di chi guarda oltre
e ogni giorno cerca di saltare le barriere.

3.

Hanno voluto chiudere la bocca, ma
quella bocca continua a parlare.
Se solo ci fosse qualcuno ad ascoltarla!
Se per le strade si potesse respirare
aria di speranza e non questo fetore
di rovina da tardo Impero.

4.

Trent’anni di corse affannate
e ben poco è cambiato.
Se tu ci fossi, ora, a indagare
fra le trame melmose

22.

dei giochi di potere
avresti le giuste parole
per ritrarre l’orrore
misero e catodico
di questo assordante vuoto.

5.

Mondo derelitto di accattoni
di scribi e faccendieri
eroi del potere analfabeta
ombre scivolose e madide
dove si perdono i sogni
nel suono dei crisantemi.
Alito pesante di benzina
tra i viaggiatori senza meta.

6.

Nuovi gladiatori dai denti d’oro
affollano le strade della capitale.
Il vento del Tirreno si spinge
fino a Roma: parte il motore
per un nuovo ciak arroventato
da girare senza sosta
ma c’è una verità non vana
che si è fermata
per sempre
davanti alla croce di Ostia.

 

(Da Incroci Obbligati, Arcipelago Itaca 2019)

Enea Roversi, La lingua parlata del neocolonialismo

La lingua parlata del neocolonialismo
Non esiste il talento, non è mai esistito
non c’è spazio per la bellezza nei marci corridoi
dei nostri centri direzionali operativi mercantili
le pareti mobili di zucchero nascondono
scrivanie da encefalogramma piatto
non esiste il sentimento, non esiste l’anima
il vuoto a rendere della redenzione alcolizzata
esiste il risentimento, esiste il fegato
l’animella caramellata edulcorata e sugosa
che cova il male distillato goccia a goccia.

Non esiste l’arte, non è mai esistita
dietro la tela c’è un ragno affetto da mitomania
dentro la cornice la polvere d’oro centrifugata
il museo ha scale a chiocciola scivolose e maleodoranti
intricate e impossibili come quelle di Escher
gli scantinati sono colmi di storie capovolte
e al piano di sopra il muschio impregna gli affreschi
possiamo accomodarci in fila alla cassa
con il postmoderno infilato nelle buste della spesa.

Non esiste la poesia, è una truffa da allibratori
esiste la prescrizione del medico curante
scritta a bandiera con calligrafia da antico Egitto
esiste la lingua parlata del neocolonialismo
e quella urlata dei portatori sani di follia
non esistono i poeti, sono fuggiti da questo mondo
hanno costruito una nave con il Lego e sono salpati
hanno rimosso il romanticismo ma non si sono salvati
non esiste la poesia, non è mai esistita
non c’è spazio per la bellezza nei nostri ipotalami.

Non esiste la percezione, non esiste il pericolo
non esiste la perfezione, esiste il ridicolo
non abbiamo nulla da perdere se non il futuro
aspettiamo la glaciazione del reale sconosciuto
con la testa fasciata e un corno rosso nella tasca
aspettiamo il Messia dalle labbra dorate
il cesto di mele proibite da addentare morbosi
perché appena entrati non esiste via d’uscita
siamo consapevoli che la ricerca non ha senso
perché non esiste la verità, non è mai esistita.