un suono familiare oltre la porta, un minimo segnale in uno spazio
circoscritto. segno che non possiede volto o nome finché memoria e udito
non agiscano in piena sinergia
(amygdala è una mandorla nascosta nell’encefalo, le stimolazioni
improvvise del mondo circostante vengono rilevate e rubricate
riportate nel seme, al palinsesto)
questo lascia riemergere qualcosa
che sempre mi tormenta. anche se ora, nel tentativo di focalizzarlo
con precisione massima il pensiero incontra variabili e deviazioni.
cerco di rendere virtuosa e rapida questa prestidigitazione, invano.
inevitabilmente fuori tempo, la traccia scritta che inseguivo cede
all’ennesima irregolarità. il suono-segno torna al suo riposo.
eppure che miracolo d’assurdo la mente che nasconde e custodisce,
tutta una vita intera. (ora è riemersa una malinconia domenicale,
un odore di polvere e velluti, e quello insopportabile d’ inchiostro
dei quotidiani, quando mi sembravano strumenti adulti di separazione.
questo subito la mente lo stringe e lo comprime dentro un fotogramma
che non è memoria: è fulminazione, sospensione breve del tempo-assenza,
e dunque ricomparsa, e dunque)
(Da XV Quaderno italiano di poesia contemporanea, Marcos Y Marcos 2021)