Emiliano Michelini, Punta e lingua di fuoco

Punta e lingua di fuoco! un’impetuosa
luce avanza dentro i boschi d’insonnia,
sola sopra gli organi, è la rosa –
parola che sparge sollievo e sogna

tremiti alfabeti dove ora brilla
il silicio di prima; lallazione
del giorno ansioso che brucia e favilla
sulla fronte dei morti; qui, il tifone

cardiaco, la dea della discordia,
l’oscura corte, conato d’argento
chiaro all’altro fiato delle strofe,

se la parola appagante resiste
nel cerchi dei puri contagi ai bordi
taglienti d’un foglio che abito a stento

 

(Inedito)

Emiliano Michelini, Alba nera

Alba nera

Infuocato – qui, dal chiaro fragore
di forni e di tormente, a ricoprire
il reciso dell’immagine d’un fiore
perlato d’occhi affondati, un lambire

per opere e morfemi: mite, chino
nel freddo d’ affettuose scale – collere
in sé sbilenche, un pietoso mattino
luogo d’acqua e di luce – dentro bolle

fantasma, si libra all’audace voce
d’ aride macchie di morte. Si lima
dal lato vaneggiante l’alta picca

tra gocce nel grande fuoco che cuoce
il chiarore, la calda pietra, la prima
che di condanna e ricordo è ripicca.

 

(Inedito)

Emiliano Michelini, L’Amore fu per me sempre negato

L’Amore fu per me sempre negato,
a Natale: “Sei bello come il sole
chissà quante ragazze avrai” ma il fato
decise che le mie uniche e sole
ragazze della vita erano a un lato
del campetto, le stropicciate gole
coperte da una casta pecettina
e strane macchie sulla copertina.

 

(Da Il porno sepolto, Musicaos Edizioni 2018)

Emiliano Michelini, Trenta Giorni

Trenta giorni

 

ingialliti scrostati. giorni senza. anni

luce e freschi giardini crescere attraverso lunghe ciglia.

Interruttori alle pareti. luci festive

per il suo muffito disuso. oltre lo scoglio aperta la soglia, la scorza congelata in fretta memoria in forma di vetro.

in forma di strumento avanzato da cui. patire il significato sotto il cielo del corpo. al supplizio dei fiori. lingue morte.

un corpo diviso, sciacquato dal dubbio.

vertigine di ombre, parole sbattute

finestre. nei microsolchi, nella ferita sanguinante dei gettoni.

diluita carne di ricordi. morti dal mare cancellati. niente qui dopo un lungo vagare. stare sulle viscere scorticate. Ruminare

nella gola carne e laser tra le mie braccia

voi lo conoscevate.

l’intero fracasso. vento dell’alfabeto.

 

(Da Phanopoeia, silloge inedita 2014-2016)