Mi dicono che sei andata via
e hai una carriera,
che tieni bene il terreno se circondata alle feste.
Devi essere auto-consapevole ora,
mi chiedo quanto sangue ti ci è voluto
quanto calmo amor proprio
quanto guardare gli altri più lucidamente
che in uno specchio.
Sono preoccupato
che le macchine ci stuprino tutti
potrebbero colonizzare il brullo Connemara
abbiamo già avuto un lungo inverno
e nessuno qui desidera un assedio.
Vedi, le macchine si pensano superiori
geograficamente elette
amanti migliori
ci vieteranno l’ingresso al regno
dopo diranno che siamo diversi
maschere bianche su facce nere
noi negheremo, ma lo siamo,
eccome.
L’inverno porta con sé un morboso sonno
le rughe sono solchi di rancore,
molti passi consecutivi,
molte frasi che diciamo,
mediamente argute.
Alla finestra un metabolismo lento
di querce e rinunce.
Il villaggio al momento è isolato
il fango ha occupato le vie da sud,
dunque vieni da est, dalla parte dei monti.
Se scegli l’autobus
scendi al terzo ulivo, il secondo è guasto.
Da lì segui il sentiero della riconoscenza,
all’angolo troverai un dolmen, bacialo,
se ridi, sarai già un passo avanti.
Attualmente aspetto l’ulivo 44,
mi porterà alla stazione ‘amici fidati’.
Se la mappa è giusta, entro stasera,
anch’io avrò trovato una cheerleader.
(Inedito)