Sfasciato dal ripetuto fiorire
Di un incendio socchiuso
Dentro una parete che pulsa
E raccolto fuori di sé
Dall’incompiuta lesione
Il cielo è rientrato
Screpolandosi
Al tempo del mandorlo
Per allargarsi
Nei dialoghi con la pietra.
Attaccandosi ai fuochi
Che succedono nella testa
Il prigioniero si scopre
Insidiato dall’odore
Del fulmine
Con a margine un teatro
Precipitato dallo specchio
E finito
Nella dissonanza che trabocca.
È una sensibilità rallentata
Che ad ogni passo dell’invisibile
Sorveglia l’essere
Dalla vertigine
Dal rischio
Dalla rivelazione.
Il doppio del cielo s’apre nel cerchio
Che trattiene
E con tutto il resto straniero
Non s’accorge
Dell’altro che si stacca
Alla fine dei suoi occhi.
Al di là di quel volto
Il sacrificio della cucitura.
(Inedito)
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