Laura Serluca, La Torre

Sono aspra e legnosa, satura
del tuo esercito di narcisi
e delle mareggiate in controluce
a grondare un minuscolo Dio:

a schiarirlo sono barbagli
di salsedine a fiocchi
che puntellano il cielo – nel casolare
la corona dell’Imperatrice e gigli rosa
a incorniciarmi le caviglie.

L’ho imparato in volo.
Della tua musa azzurre talee.

(Inedito)

Laura Serluca, In ginocchio ti affronto

In ginocchio ti affronto fino a
Fiorirmi
Sentirmi imprecisa per l’intera metà
Sono spettacolo e candela
Nell’ombra ricucita
Della stanza in preghiera
Per costringere le vene
Alla natura
E tornare all’albero bianco.

 

(Da Magenta, Amazon 2020)

Laura Serluca, Adoratorio

Sfasciato dal ripetuto fiorire
Di un incendio socchiuso
Dentro una parete che pulsa
E raccolto fuori di sé
Dall’incompiuta lesione
Il cielo è rientrato
Screpolandosi
Al tempo del mandorlo
Per allargarsi
Nei dialoghi con la pietra.
Attaccandosi ai fuochi
Che succedono nella testa
Il prigioniero si scopre
Insidiato dall’odore
Del fulmine
Con a margine un teatro
Precipitato dallo specchio
E finito
Nella dissonanza che trabocca.
È una sensibilità rallentata
Che ad ogni passo dell’invisibile
Sorveglia l’essere
Dalla vertigine
Dal rischio
Dalla rivelazione.
Il doppio del cielo s’apre nel cerchio
Che trattiene
E con tutto il resto straniero
Non s’accorge
Dell’altro che si stacca
Alla fine dei suoi occhi.
Al di là di quel volto
Il sacrificio della cucitura.

(Inedito)