Pierluigi Cappello, Sonno Estivo

Sonno estivo

Seduti, le gambe allungate nel silenzio,
uno a uno ci siamo portati i nostri giorni
solitudine con solitudine, impazienza e attesa;
e adesso che le tue spalle sono vicine alle mie
che il mio calore è il tuo,
quanto so dimenticare è nell’indugio
delle dita avventurate sulla tua pelle bionda,
sui tuoi capelli scuri,
nella paura che avvicina il nostro corso di scampati
senza rumore e senza appello, come quando
il verde di marzo spinge dai rami
e si fa abbracciare dal mondo,
come quando l’aria vive nello screzio
degli alberi carichi di luce
e c’è penombra nella stanza,
e la pace del prato è nei tuoi occhi,
ci perdona, si stringe intorno a noi.

*

Summer Doze

Seated, legs stretched into silence,
one by one we gathered in our days,
solitude on solitude, impatience and endurance;
and now that your shoulders are near to mine
now that my warmth is yours
all I can forget is in the hesitance
of my fingers running over your blonde skin,
through your dark hair,
in the fear that unites us in our escape
without sound and without appeal, as when
the green of March seeps from the branches
and settles easily over the earth
as when the air lives in the rift
between the trees laden with light
and a dimness takes the room
and a meadow calm is in your eyes,
it forgives us, it presses in around us.

 

(Da Go Tell it to the Emperor: Selected Poems, a cura di Todd Portonowitz, Spuyten Duyvil Publishing 2019)

Pierluigi Cappello, Assetto di Volo

A Gino Lorio, in memoria

Con lui venivano una determinazione feroce
dalla camera alla palestra
i cento metri percorsi in cinque minuti,
con una tensione di motore imballato
tutta la forza del suo corpo spastico
ribellata alla forza di gravità.

Sant’Agostino diceva che perfezione
è la carne che si fa spirito, lo spirito che si fa carne
ma non è vero: ogni mattina i puntali delle stampelle
scivolano metro a metro per guadagnarne cento
ogni mattina lo spirito è tagliato via da quel corpo,
dalle suole strascicanti e dalle nocche strette,
bianche sull’impugnatura,
ogni mattina dal dorso di lottatore
si stacca un collo di tendini tesi e redini allentate
un urlo chiuso nella sua profondità,
perfetto nella sua separazione.

E io vi vedo una bellezza di cimieri abbattuti
e dentro la parola andare la parola compimento
e sono sicuro che lui sogna baci pieni di vento
mentre la volontà conquista le giornate a morsi,
schiaffo dopo schiaffo perché venga la sera
schiaffo dopo schiaffo chiglia in piena bufera.

Ci vuole un’estate piena e un padre calmo,
un dio non assiso in mezzo agli sconfitti
ma così in tutta bellezza lo posso immaginare
come un bambino alle prime pedalate,
reggilo, eccolo, tienilo così – adesso tiene
uniti la terra e il cielo dell’estate
non sbanda più, vince, è in equilibrio,
vola via.

 

(Da Assetto di volo, Crocetti Editore, Milano 2006)