Alessio Alessandrini, I vecchi

I vecchi hanno un cuore liquido
fin dentro alla noce degli occhi
se li pungi con l’ago ne sussurra
un lago di canizie e ricordi.
I vecchi hanno stringhe bagnate
lunghe chilometri di inciampi,
per rincorse a fiato corto
contro balconi aperti
e un mezzo giro di danza
sopra al contorno dei davanzali
se sognano le ali dei piccioni
a cui gettano il mais tostato,
credono di avere nove vite
come i gatti e partono
per il loro viaggio forzato.
I vecchi bestemmiano il
Dio degli sfratti e figli
troppo presto resuscitati
pronti a metterli in croce
nei reparti ospedalieri.
I vecchi ciarlieri, la voce
impagliata nella giugulare
passano di mano la vita
come le carte del poker
a qualche fossile giovane
sfrontato con le Foot Locker.

 

(Da Somiglia più all’urlo di un animale, Italic 2014)

Alessio Alessandrini, Demineralizzati

Galleggiamo imbottigliati,
ognuno in un privato ma legittimo
impedimento. A volte ci scontriamo:
freno, pedale, acceleratore
e andiamo in frantumi come vetro
o gocce che scivolano via neutre
in una pozza dove speculiamo
ostentatamente nel puramente osceno.
Ma è una lotta muta, fiera,
ferocemente inumana
mette paura al pensiero.
Straniero – estraneo nei paltò
inceneriti, vegliamo il nostro
esteso funerale occidentale.
Eppure andiamo, ognuno
in gran segreto, occultati
nell’intimo agonizzare.

Guardare, toccare, sentire
sono verbi che bruciano
per questo più spesso preferiamo
abbassare lo sguardo, declinare l’invito,
lasciare che il corpo segua
il suo tintinnare fino a sfaldarsi,
sfogliandosi a poco a poco,
diluito nel mare catodico:
anfibi e senza spina dorsale,
molluschi, mitili siamo:
stagniamo più che avanzare.

A poco a poco, a poco a poco,
trasciniamo fino a evaporare.

 

(Da Somiglia più all’urlo di un animale, Italic 2014)