Le mani hanno
l’ombra dei secchi
vuotati d’acqua
la notte hanno
il silenzio degli specchi
ridati tutti i riflessi e
sguardi profili derive
l’ombra dei traguardi
delle pozze
ferme sino a prosciugarsi
le stesse forme disattese
delle rive senza indugi
d’altre deserte e altre
sponde, vedute
le mani hanno le screziature
della superficie d’acqua scura
in fondo ai pozzi senza fondo,
nessuno li vede nessuno la beve,
c’è solo una luna coinvolta talvolta
al punto di un tremare appena, indisturbato
sino al riflesso che si contempla da sé in
piccoli acquosi e cupi frantumi, quasi sordi come
quelli di nessuno, di tutti i pozzi senza fondo di ciascuno
di tutti noi abbandonati in altrui riflessi, talvolta
e frantumi, tutto dentro alle mani, le mani di notte,
di nuovo, le nostre
(Da Prove sonore per i dormienti, inedito)