Cristina Bove, Venire ai versi corti

Venire ai versi corti
con me che mi tampino
in terza persona
_mi faccia i complimenti il revisore_
lei è una bozza di poesia incompiuta
direi malriuscita
lei si defila
sostiene il rogo senza fumo
la fossa del cestino

a me non resta che una via di fuga
assenteismo da mancata voce
un foglio vuoto

lei finge di collaborare
chiude persiane e porte
_guarda i miei piedi andare via da soli_
le strofe non asfaltano la strada
fosse per loro andremmo a farci vivi
da un’altra parte
lei annuisce
io per addormentarmi prendo un libro
e mi faccio sparire tra le pagine

 

(Inedito)

Cristina Bove, Underground

Semiviventi
in quanto a credenziali
saccenterie tra stipiti e stuoini
tra le mani vetrini scoloriti
e sulla testa zucchero filato
o lucidezze d’alopecia a chiazze
a un tavolo _di sbieco_
seduti fanti e santi protettori
e nella poca luce
sedimentate a vita, ombre platoniche
di cui niente si sa, niente si evince
se non la finitezza d’ogni sorte
dagli ibridi parlanti dalle parole obese
dalle follie discromiche
mi allontano _spossata_
vestita solamente del mio dire
ché preferisco tinte delicate
se proprio devo esprimere un pensiero

 

(Da La Simmetria del Vuoto, Arcipelago Itaca Edizioni 2018)

Cristina Bove, Interlinee

Senza cornici
esposte negli spazi delle trame
le scritture invisibili
non prevedono salmi per violini
o versi mammole
tendono le imboscate alle parole
sconfinano dai quadri belle époque
dimostrano sui muri e sulle strade
equazioni cruente: in segni ripidi
nascosti nel cloruro di cobalto
_si leggono al calore delle lampade_
sono per chi non teme il tramontare
né i battiti del cuore sulla porta
in procinto di uscire
scritture senza voli
mimetiche malate terminali
traverseranno l’acheronte
e pagheranno il transito
con l’obolo del tempo già vissuto
alla bellezza che lusinga il foglio
e poi lo uccide

 

(Da La Simmetria del Vuoto, Arcipelago Itaca Edizioni 2018)