Ismene, sorella inconclusa,
piccola come seme chiuso nel petto,
non guardare chi più di te
grida al mondo la sua violenza
non ascoltare i padri rotti dal pianto,
nutri la ribellione nel petto.
Ignava per amore,
schiava per terrore,
la paura del mondo
te la sei presa come inquieto ricordo
di un tempo d’infanzia nell’ombra del mondo.
Oscuri i tuoi occhi senza figli e senza eroe
attendono la risposta del padre
accudito per sbaglio.
Sapevi del tuo crimine incompiuto
sapevi di non avere strada affatto,
amavi la vita
quella vera, quella allo sbando
senza nome e senza età.
Ismene, sorella inconclusa,
menami al pianto.
Tu, dodici anni appena, sapevi
che la tua morte niente avrebbe fatto
e sotto l’ombra di chi ti amava
hai trattenuto il grido nel cuscino
hai scagliato il tuo pugno.
Essere eroi per non amare se stessi:
troppa infame crudeltà
lasciare ai vivi questa eredità.
(Inedito)