Sergio Pasquandrea, Il corpo sereno

Appoggiando l’orecchio senti la via dell’acqua
fra te e l’odio altrui. Senti lo spessore
senza dover misurarlo. Quanto si prepara
tra le falangi stese e l’apnea
che non ti è concesso interrompere?
Ha retto bene il diaframma
la forza concentrata in un incastro.
Ora è vicino il corpo sereno
la guancia che sa di pane
e l’occhio esclamato.
C’è il tuo respiro stretto alla nuca
l’occhio che sfiora l’occhio
addolcito nel sudore.
C’è questo spazio d’oscillazione
poco oltre il presente
mai avevi giocato con tanta grazia
come ora che deponi le forze.

(Da Sono un deserto, LietoColle 2019)

Sergio Pasquandrea, Alla fine del viaggio

Come sempre ciò che resta
è l’incastro dei frammenti
la pelle affiorata la sillaba elisa
è solo così che vivono i gesti quando
la parabola è interrotta
finché emergi dall’eclisse più
vicina che mai
espiata nella conta dei silenzi
non più tacendo all’improvviso pronta
a riempire lo spazio
ricomporre i passi.

 

(Da Approssimazioni e convergenze, Pietre Vive Edizioni 2017)