IX.
Ecco, già di nuovo in fila rasente
il nastro delimitante, trascorso
poco più di un mese; devo tenere
controllata dell’acido Valproico
la quantità nel sangue. E di continuo
alterno il peso tra i polpacci
quando sento dolermi le natiche,
-contrazioni e poi rilasci-, mirando
la carne che cade a pezzi, un poco
stravolta, degli anziani.
E il rossore in volto
delle cassiere laddove errano
di date, e i blu-jeans
mentre affioca
la camicia a sbuffo dalla cinta,
dalle smagliature di bianco
alle ascelle accaldate d’agosto;
e io, non ignaro
che nell’uomo qualcosa spasima,
è l’intenerire con occhio
di ronda il mio mendicare di vita!
E il chiedermi se n’è valsa la pena:
se tanta medicina,
non sia ciò che in verità
più spaura? Lo si avvince senza
troppa astrusità: tra le ricette
che recano in mano, i giornali
di cronaca, parcelle o economia
nazionale, estera
poiché vi è qualcosa di mancante
per ciò che dovrà avvenire, se così
a lungo si dovrà ancora vivere.
(Da Il fallout degli Dei, RPLibri 2020)