Rodolfo Vettorello, Per una volta, l’ultima, da solo

Una mattina come un’altra, all’alba,
si partirà per andar via di qua.
Insieme come sempre
per il solito viaggio all’altra casa.
Le sette per entrare in autostrada,
vedere il sole sopra le risaie
velato da una nebbia mattutina.
Accendere la radio
per le notizie di viabilità.
Un cappuccino all’area di servizio
e poi di nuovo in viaggio
agli ordini precisi di un TomTom.
Viaggiare insieme
e vivere gli istanti di una vita
in parallelo, senza differenza
tra me che penso solo ad arrivare
e te che ti abbandoni a un sonnellino.
Restarsi accanto e poi così vicini
come si sta in un vano d’ascensore.
Sentirsi respirare e darsi noia;
tu che pretendi aperto il finestrino
ed io che mi affatico
ad ascoltare il mio giornale-radio.
Essere in due, tu accanto a me
che sto di qua da te.
Così vicini
ch’io sento quasi come
il cuore tuo battesse dentro me.
Una mattina come un’altra, all’alba,
si partirà per andar via di qua.
Passato il tempo d’oro delle mele
verrà la volta di partire solo
e non sentirmi accanto
il cuore tuo che batte dentro me.
Sarà così, per una volta ancora,
solo una volta e l’ultima e da solo.

 

(Da Le fragili imperfette geometrie, Leonida Edizioni 2015)

Lorella De Bon, è tutto qui il meccanismo

È tutto qui il meccanismo
del dono,
il darsi senza prezzo:
farsi cronaca non è mai
vano – l’errore sarebbe
nascondersi al vento,
sperando
che nessuno ci fiuti.

 

(Da La geometria del volo, Albalibri Edizioni 2015)

Valerio Magrelli, Diffamazioni

A Pierpaolo Pasolini

Avrebbe minacciato un benzinaio
Con la pistola carica
di un proiettile d’oro.
Cineasta e poeta, orafo e orco!
Ma cosa contestare a quest’accusa,
l’arma o la sua pallottola?
Cosa rivendicare,
Santa Romana Chiesa o l’usignolo?
Quel colpo mai sparato
traversa la sua opera
piegandola ad un duplice ossimòro,
fantastico fantasma
di violenza e pietà,
di sangue e alloro.

 

(Da Poesie e altre poesie, Einaudi 1996)

Giancarlo Sissa, Abisso

Quello che mi interessa è l’abisso
iniziale, non quello definitivo, quello
qualcuno lo chiama paradiso, io sto
nel vortice dell’ombra invece
che ruzzola a un buio vento
le foglie sul ciglio della statale
e in silenzio ascolto il nostro male
– questa notte vorrei sognare
immobile l’aratro della morte
non avere conosciuto vino mai
o diversa sorte, resuscitare
una pianticella di fagioli
seminata da bambino –

 

(Da Manuale d’insonnia, Nino Aragno Editore 2004)

Massimo Morasso, Se chiudo gli occhi

Se chiudo gli occhi
penso a una costruzione della gioia,
qualcosa come un’alta cattedrale fatta d’anime
che abitano nell’aria in preda al sogno
di un altro mondo, più essenziale, dietro al nostro.
Qui, invece, l’erba si dissangua fra le pietre,
e io faccio fatica a immaginarmi
cosa significa uno scambio con il cielo,
l’impronta di una scarpa sul muretto oltre le lapidi
le tracce di un dolore che ora sento
vibrare nel respiro che è di tutti, cuore a cuore…
Mi ricordo le sere senza pioggia.
Colline, in fondo alla carraia, un’auto immobile sul prato,
la strada per Soriasco, Francesco appena nato, cose piccole.
Come ci parlano le ore del raccolto…
I grappoli che ho scelto, i chicchi che ho lanciato verso gli angeli
nascosti fra i filari, tenendomi ai vitigni,
pensando a Orazio come a un’anima spaurita
che sciama in mezzo a schiere senza corpo e forma
eppure qui, nel tempo,
segno di un’orbita che è in noi, che insiste dentro la speranza
stretta all’istante come a un impalpabile
fertile permanenza dell’amore.

 

(Da Viatico, Raffaelli Editori 2011)

Gian Mario Villalta, Sera

La luce si alza verso il cielo sopra le luci
e il buio dolce degli edifici
abbraccia a lungo lo sguardo.
La luce si alza con un respiro
e promette a tutti un segreto, quiete profonda, pianto.
Passano una sull’altra
facce nelle auto che incroci,
le guardi, a cosa appartieni questa sera, a chi parli?
La lingua perduta degli stormi
che alti si adunano nella luce.
La lingua dei perduti per una parola non detta,
per una parola distorta pervenuta all’orecchio.
Per una volta non sia la ragione o la colpa,
chiama tu, pronuncia le parole che più non hai detto.
Non c’è vergogna se trovi nel cielo di questa sera
fiducia in qualcosa che non conosci,
e non la vita che si sogna,
ma qualcosa di tuo nella vita che vedi.
Adesso componi il numero, adesso chiedi.

 

(Da Vanità della mente, Modadori 2011)

Alberto Bertoni, Vedo i coetanei di mio padre

Vedo i coetanei di mio padre
orientarsi, scrivere, viaggiare
e lui quasi niente
purissimo bianco memoriale
buco vivo che ripete in poco tempo
sei-sette volte la stessa frase
e dopo che mi adora
come l’amore più grande non si sogna
Penso che è lui il poeta
io l’archivista muto
della sua foto con ferrari
in officina, la tua macchiata
di sudore e di unto

 

(Da Ricordi di Alzheimer Book Editore 2008)

Mario Benedetti, In fondo al tempo

Stamattina il cielo batte la mano del temporale,
l’uomo delle cambiali è venuto a farci stare qui solo per
[guardare
chi può venire sulla porta a fare un grande rumore.
Le nuvole mangiano l’infinito,
mandano al gabinetto tutto lo sguardo. Annina,
è nel rivo di fango il bastone diritto che ricorda la tua casa.
Ha una volta il tetto di lamiera
con i muri grossi, e una volta solo i fiori con Silvio che
[parla.
Nella strada le ombre vanno sotto l’asfalto,
si cercano i bambini nei tubi di cemento della fognatura
[nuova.
Dietro gli scuri grida la lingua dei genitori. Dietro gli scuri
la carne delle bambine ha avuto un cortile pieno di rondini,
le teneva la terra, non so come dire, la sabbia e l’erba.
Il terremoto improvviso
come il morto che viene alla spalla per farci sentire
improvvisa la luna, la luna, la luna.

 

(Da Umana Gloria, Mondadori 2004)

Milo De Angelis, Cartina Muta

Ora lo sai anche tu
lo sappiamo
mentre siamo per rinascere
Franco Fortini

Entriamo adesso nell’ultima giornata, nella farmacia
dove il suo viso bianco e senza pace non risponde al saluto
del metronotte: viso assetato, non posso valicarlo,
è lo stesso che una volta chiamai amore, qui
nella nebbia della Comasina.
Camminiamo ancora verso un vetro. Poi lei
getta in un cestino l’orario e gli occhiali,
si toglie il golf azzurro, me lo porge silenziosa. «Perché fai questo?»
«Perché io sono così», risponde una forma dura della voce,
un dolore che assomiglia
solamente a se stesso. «Perché io…
né prendere né lasciare.» Avvengono parole
nel sangue, occhi che urtano contro il neon
gelati, intelligenti e inconsolabili,
mani che disegnano sul vetro l’angelo custode
e l’angelo imparziale, cinque dita strette a un filo,
l’idea reggente del nulla, la gola ancora calda.
«Vita, che non sei soltanto vita e ti mescoli
a molti esseri prima di diventare nostra…
vita, proprio tu vuoi darle
un finale assiderato, proprio qui, dove gli anni
si cercano in un metro d’asfalto…»
Interrompiamo l’antologia
e la supplica del batticuore. Riportiamo esattamente
i fatti e le parole. Questo,
questo mi è possibile. Alle tre del mattino
ci fermammo davanti a un chiosco, chiedemmo
due bicchieri di vino rosso. Volle pagare lei. Poi
mi domandò di accompagnarla a casa, in via Vallazze.
Le parole si capivano e la bocca non era più impastata. «Dove sei stata
per tutta la mia vita…» Milano torna muta
e infinita, scompare insieme a lei, in un luogo buio
e umido che le scioglie anche il nome,
ci sprofonda nel sangue senza musica. Ma diverremo,
insieme diverremo quel pianto
che una poesia non ha potuto dire, ora lo vedi
e lo vedrò anch’io… lo vedremo,
ora lo vedremo… lo vedremo tutti… ora…
…ora che stiamo per rinascere.

 

(Da Poesie, Mondadori, 2008)

Gabriele Borgna, Simulacro

Cammino. Passo e respiro.
Mi sono lasciato alle spalle
i grappoli d’auto, le teche d’ossidi
silicei e il cemento
che avviluppa uomini e cose
fondendo i giorni in un solo blocco.
L’occhio è già alla montagna
che vi vide tentare la scalata
in quella nuziale, mendace cordata.
In vetta – ai piedi della croce –
dove anche il pensiero va dosato,
qualcosa sfuggì ai cani del soccorso…
È ciò che fu con voi dal primo campo base
e ancora e sempre dondola
sull’infernale abisso, simulacro
di una passione inusitata
appesa alla sua fune.

 

(Da Artigianato sentimentale, Puntoacapo Editrice, 2017)