Gianpaolo G. Mastropasqua, Ascensore piano Terra

Dove i numeri sono piani e piani
sono mondi, vertigini attendibili
come zeri o silenzi appena nati
da preistoriche innocenze che guardano
senza tregua dai cespugli matematici:
un condominio di zolfo e lavanda
di nomi muriatici e scalinate
di innumerevoli porte girevoli
con mura passeggere e variabili
con passaggi a livello improvvisi
e qualche campanello di nebbia;
le macchine si vestono da uomini
e sfrecciano nella solitudine
dei campi, dove nessuno parla.
Parenti prossimi senza volto
soffiano sulle candele dei compleanni
nel fiato che avanza come un assassino:
entrano ed escono figure di marmo
con l’aria indifferente dei ciechi
e il trucco sbavato delle vedove.

(Da Viaggio Salvatico, Fallone Editore 2018)

Gianpaolo G. Mastropasqua, Cronache di un’infanzia

Giunse il tempo, il boato, la parola terrestre,
il dialogo con gli animali e gli oggetti,
l’alfabeto privato disse musica intraducibile
e nella stanza degli elementi, nel biondo baratro
qualcosa cedeva; ninnananna la voce del padre,
la fiaba millenaria nei timpani di ogni notte
una crepa calda nell’abbraccio appreso, perdere
il miracolo e la fonte, smarrire gli anniluce, la retta
per mimare i movimenti, il soffio antropico, seguire
le labbra, il buiocavo, la lingua, dimenticare
il respiro: i baffi di fuoco si raccontavano
da soli, muovevano i pianeti, gli occhi.
Era papà o pappa la parola geminata?
L’altra più vicina fu mamma o feci,
l’amico di legno era il prodigio dell’armadio
l’angelo che usciva dalla casa scomparsa
la culla camminava e strillava, aveva le braccia,
sette mesi scoprì la corsa, il muro duro, la testa
inventava già le favole come il baffosole al compleanno,
raccolse gli invitati, la festa, sapeva i segreti, le facce,
portato in trionfo dagli uomini si accese, esplose
la fronte nel lampadario, la febbre a quaranta
fu quasi una fine cantata, un capodanno inizio.

 

(Da Viaggio Salvatico, Fallone Editore 2018)