per quale motivo, salire
queste scale, che conducono
alla ripartizione del dramma
collettivo? non erano scale, non erano
un dramma, era un gradino
di pietra, dura, dove sediamo, dove
guardiamo i molti altri, molto
stanchi, che passeggiano, a tratti
camminano spediti, fino a qui: dove
un dipendete pubblico mal pagato ci
tira una croce su nome, cognome e ci
dispone orizzontali e finalmente equi-
distanti, pacifici, geometrici:
vedi che vengono tutti gli altri?
a concimare le lattughe
innocenti, del prossimo,
perché sì, i simili masticano
i simili, i nomi defunti, dal
ricordo all’intestino, splendono,
così, tra i rifiuti organici,
in questo imbrunire insistente,
eccoci riuniti su un gradino, di
pietra, assente, dove gli atomi
si rincorrono, come uno sciame
sopra il letame dei nomi in disuso:
tutto si è decomposto, tutto
è precipitato come una soluzione
disciolta nel tempo, muriatico:
siamo gentili, accogliamo
questi visitatori, intimiditi
come una polvere, esistiti, vissuti
passati, prossimi, poi remoti, proprio
come un verbo: non più
declinabili
(Da Poesia Qualcuna, (Antologia 2013-1992), Quaderni di RebStein 2013)
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