Massimiliano Damaggio, Tutto il giorno ho allineato

Tutto il giorno ho allineato
i prodotti sullo scaffale
come fossero versi
e ora sto con l’ordine in mano
fra i carrelli abbandonati
dove dormono i bambini
consumati, nel silenzio
E in questa devastazione, Maurizio
stiamo, fra i carrelli abbandonati

È questa la semina del bulbo
per le voglie del margine,
il campo defunto, e il feto coltivato
che sboccia sul ripiano e si apre in sconto
Questa la trincea per il significato,
l’obbiettivo, e poi il punto
che l’orario ci mette al nome

(Da Edifici pericolanti, Edizioni Dot.com Press 2017)

Massimiliano Damaggio, Soluzione salina

per quale motivo, salire
queste scale, che conducono
alla ripartizione del dramma
collettivo? non erano scale, non erano
un dramma, era un gradino
di pietra, dura, dove sediamo, dove
guardiamo i molti altri, molto
stanchi, che passeggiano, a tratti
camminano spediti, fino a qui: dove
un dipendete pubblico mal pagato ci
tira una croce su nome, cognome e ci
dispone orizzontali e finalmente equi-
distanti, pacifici, geometrici:
vedi che vengono tutti gli altri?
a concimare le lattughe
innocenti, del prossimo,
perché sì, i simili masticano
i simili, i nomi defunti, dal
ricordo all’intestino, splendono,
così, tra i rifiuti organici,
in questo imbrunire insistente,
eccoci riuniti su un gradino, di
pietra, assente, dove gli atomi
si rincorrono, come uno sciame
sopra il letame dei nomi in disuso:
tutto si è decomposto, tutto
è precipitato come una soluzione
disciolta nel tempo, muriatico:
siamo gentili, accogliamo
questi visitatori, intimiditi
come una polvere, esistiti, vissuti
passati, prossimi, poi remoti, proprio
come un verbo: non più
declinabili

 

(Da Poesia Qualcuna, (Antologia 2013-1992), Quaderni di RebStein 2013)