Silvia Secco, Prima, nel lungo tempo anteriore

Prima, nel lungo tempo anteriore, non ho fatto
che levare – una lettera alla volta del tuo nome
quando lo chiamavo, ed era già in tutte le parole,
nelle canzoni di Fossati della bocca e del vapore
vasto, come una città – Milano, io mi ricordo:
lasciavo la casa allora, disadorna e feroce
e bianca di latte e coperta di lenzuoli, come accade
dopo la lotta e dopo la rivoluzione.
Ma tu mi hai scritto che saresti arrivato alle otto.
Hai scritto alle otto, arrivare. Hai scritto
– inimmaginata mia primavera – arrivare:
mia nuova curva lunare, virgola d’esplicitazione,
stato di quiete mio. Arrivare.

(Inedito)