Michele Nigro, La mummia di Lenin

Dinanzi alla porta
dello spavento supremo
immemori dei dischi incisi
delle carte stampate
del successo ai firmacopie
si cerca l’essenza del tutto
e tutto in una volta, in tempo
per la terra e l’oblio che avvolge.
La scrittura scava, arriva alla carne
ma non tutte le scritture scavano
e nel puntuale trapasso
grande è la disperazione.
Diliberto all’Italia avvertiva:
“La mummia di Lenin datela a noi!”,
sfilano feretri regali a Whitehall
ignari dell’essenza che vaga altrove
nelle scritture non lasciate, forse
negli istinti non espressi
nell’ombra delle cose importanti.

(Inedito)

Michele Nigro, Il mondo è una sirena ululante

Il mondo è una sirena ululante
che da balconi nebbiosi e distanti
squarcia la notte legnosa sui mari,
naviganti a vista in strani autunni
fatti di primavera e zanzare ebbre
dentro di noi le foglie cadevano già
da tempi immemorabili, senza appello
silenti come lievi inganni sull’acqua dell’eterno,
ma è forte la vita sorpresa dall’inciampo
si riscopre cocciuta sulla linea dei traguardi.

(Inedito)

Michele Nigro, Lapide

Lapide in Villa Borghese
benedetta da Esculapio dio
di mali incurabili,
piccolo altare per
sacrifici proibiti,
tu che fosti testimone
di sguardi clandestini
e labbra
ebbre di dolci morsi,
cosa sei ora
se non fredda pietra
bagnata da lacrime
di pioggia e ricordi?

Eppure gli alberi
intorno al silenzio
della realtà ritornata
sono gli stessi
dei discorsi speranzosi
nati già infetti
da un destino crudele.

L’erba e le ghiande
abbandonate a marcire
verso altre primavere
sono forse le briciole
delle carezze di ieri
che preparavano a
nuovi incontri?

Riciclo dell’amore
immortale
per fede caparbia
in una vita bizzarra,
fino all’ultimo
respiro del mondo
e di noi.

 

(Inedito)