Vanni Schiavoni, Trogir

A ripensarci ancora è nulla
come fossi il doppio della sua elica, il continuo
riconoscermi dell’ombra nella viva indifferenza del quartiere
l’accecarsi a Trogir e gli angeli ammazzadraghi
ricorrenti nel cielo assertivo di un viola immacolato
antenne all’erta che scorrono a perdersi senza carisma, il racconto
reso vero dal gusto nuovo della sigaretta comprata oltreconfine.

La donna col foulard vende ai passanti
la sentenza esatta
della sua bilancia che non sbaglia un colpo
dai tempi jugoslavi e pesa in once
o in grammi le nazionalità tutte indifferenti
tutte sempre oltre un qualche confine
ammasso di corpi e fango a immaginare
come si possa sopravvivere ai cedimenti
a una disgregazione impercettibile
che chiamano guerra patriottica.

(Da Quaderno Croato, Fallone Editore 2020)

Vanni Schiavoni, Laghi di Plitvice

Il primo giorno precipita sempre nello stesso punto
quella rapida che arriva all’incontro
del fiume bianco col fiume nero
e più ci pensiamo pronti e gli occhi scaltri
più gli aggettivi non bastano allo stupore:
il verde spinge al delirio le pupille
le spinge dentro i torrenti lacrimanti accanto ai piedi
nell’oscurità acheropita degli antri in sequenza
e nelle spelonche verticali scolpite
come da una mano capace di tutto.

Pure da qui sarà passato Giuda
e se non proprio quello dalle labbra ardenti
un Giuda qualunque si sarà perso
in questo reticolato mistero del rimorso.

I laghi cascano nei laghi come fruste sui rami cedevoli
scorrono in altre acque e piovono così
eterni
perfettamente indenni.

(Da Quaderno Croato, Fallone Editore 2020)