Fabrizio Bregoli, De Broglie

Nell’attimo che rende indistinguibile
materia ed onda, quantità di moto
e sua frequenza: in quella fenditura
incongrua, in quella marca impresidiata.
Lì, tentare l’unione,
congiungere valva a valva
le mani che vi hanno smarrito un mare,
riannodare la voce al respiro.
E noi la lingua della divisione,
il suo dialetto incendiario
dove si parla un unico silenzio.

(Dalla silloge inedita Nel nome del padre)

Fabrizio Bregoli, Concetto spaziale. Attesa

(Lucio Fontana 1960)

La luce, quel confine da violare
e che ogni volta sa scivolare oltre
sprofondare nella sua bocca d’ombra.
È questa tela ad esserne la lama
farne dello scempio un varco, crosta
che si spezza tra le dita. Lo spazio
fu acqua dove intridersi
vena che s’offre al boia.
Lo stanai nella sua casamatta
al baratto di tutte le sue nascite.
Forse bastò solo schernirlo.
Fu come appoggiare l’orecchio
su una sistole del cosmo, impietrirvi
la pupilla. Per questo scelsi minima
l’arte, perfetta
la sottrazione.

 

(Da Zero al quoto, Puntoacapo Editore 2018)