Alberto Masala, siamo pronti a parlare perché…

noi abbiamo rifiutato l’accoglienza
noi trascuriamo le necessità
noi siamo stati accusati di sperare
noi siamo stati tentati/provocati
noi abbiamo segnali stabili
interfacce in collegamento col sangue
distinguiamo le voci e le tonalità nello scenario di tranelli subliminali
negli intervalli dell’informazione ascoltiamo parole senza ritorno
trasportiamo il cervello dissidente dentro la realtà dei prigionieri
e speriamo che non abbiano prove sufficienti
volentieri ammettiamo poesia e profezia
ma divinare non riguarda dio
ma conosciamo le frontiere da passare
dove si vende identità a basso prezzo
dove i relitti poetici sbiaditi mi hanno contagiato di noia
noia mortale con forti conseguenze
ma non sappiamo mantenere separata la passione
corpo
non ti abbandono corpo
neanche quando
mi sovrappesi sulla propria essenza

ma continuiamo
ma continuiamo

e viviamo la responsabilità di amare
e non ci manca amore sconfinato
anche se nessuno ci conforta
anche se saremo scoloriti di fatica

ma continuiamo
ma continuiamo
ma continuiamo

imitando l’abilità delle bestie
il passo spaventato di un animale braccato
il silenzio di preda
perché non crediamo alla chiamata

ma continuiamo

perché non mutano dinamiche assassine:
perché il fascismo ha violenza che conosci
perché mangia sputando
morde dissennato
vomita bile
mastica veleno
argomentando emana trascendenza
o sibilando mostra autorità
quel periodico nodo/dove stringe
non tollera esclusione
ed è tutto già pronto
condanne carcere e catene
ed anche la tragedia ripetuta
e dover obbedire

ma continuiamo
ma continuiamo

perché paghiamo ricordando

ma continuiamo

perché cerchiamo di non stare senza fiato

ma continuiamo

perché chiunque ci potrebbe rifiutare immunità

ma continuiamo
ma continuiamo
ma continuiamo

e qui vedere la differenza

ma continuiamo
ma continuiamo
ma continuiamo

ed è la strada per tornare nel deserto

ma continuiamo
ma continuiamo
ma continuiamo

e andiamo
ancora
perdendo
queste
parole

 

(Da Alfabeto di strade (ed altre vite), Il Maestrale 2009)

Alberto Masala, Se mi adattassi a una poesia ragionevole

Ecco, se mi adattassi a una poesia ragionevole,
se fossi previdente,
se provassi a portare una coscienza
che non comprende o non ricorda niente,
se potessi mentire
prudentemente armato di buonsenso,
rispondere a domande,
se potessi parlare, commentare
con opportuno distacco e leggerezza,
sostenere il discorso,
e un finale accettabile che ignora
quelle angosce oscurate…

 

(Da Gaza, Heket Edizioni 2018)