Luciano Mastrocola, Parfum de printemps

parfum de printemps
tra le dodici linee del tuo viso
opiacé vif esala passioni

mi spiace tu non possa sentirlo
dormir! proteggerò entrambi
basta un segno in difetto di prove

le désir pour toi
un’escursione senza inversione
nelle gole d’una cascata primitiva

nell’assoluto per tanti utopia
io passo sciatto
tumulto délicieux senza meta

il centro del mondo
illumina ogni opera
                      sospesa

(Da Fiducia nel nulla, Transeuropa 2020)

Lucia Brandoli, Paura

A me fanno paura queste persone
che con gli occhi cattivi ci parlano d’amore,
che vogliono ferocemente
veder riconosciuto il loro impegno,
distinguersi dagli altri.

E siamo tutti uguali.

(Da Una minima stupenda, Interno Poesia 2019)

Antonella Anedda, Nomi

Qual è la parola per dire che non si hanno più sentimenti
negativi verso chi ti ha ferito?
Perdono, mi hanno risposto. Ma io volevo, al contrario, parlare
del rancore.
Questo è stato l’inizio e può valere come esempio.
Ogni giorno c’è una parola nuova di cui non ricordo il senso
e il cui suono tintinna un motivo percepito a brani
familiare una volta, ora perduto.
La sua luce abituale cade. Di colpo non importa,
provo rancore, perdono chi prova rancore, mi perdono?
C’è un alfabeto incomprensibile, un linguaggio dimenticato.
I nomi ruotano privi della loro materia fin dal mattino.
Come chiamare la stoffa bianca che il vento muove davanti
alla vetrata?
Tenda, tende. Il riso mi si annida in gola.
Lei, cioè io, tende a cosa?
Qui so rispondere: tendo alla terza persona
alla grazia sperimentata una volta sola
di un dolore sdoppiato e spinto fuori
poi fissato, ascoltato perfino nello scroscio delle lacrime
ma da un’altra me stessa
capace di lasciare la sua vecchia pelle sulla terra.

Giudica tu ora chi parla:

“I nomi la confondono eppure la sua attenzione si è moltiplicata, lo sguardo si è fatto prensile, capace di rischiarare il pensiero: vai verso la morte. E mentre nota la macchia di oleandro contro l’edera ecco il secondo pensiero: come guardare meglio, come raccogliere quel dettato dal silenzio. E mentre resta immobile ecco il terzo, ultimo pensiero: può sopportare la perdita, può non catturare”.

(Da Dal balcone del corpo, Mondadori 2007)

Maria Grazia Calandrone, La materia ha il peso e l’esattezza che ci serve

La materia ha il peso e l’esattezza che ci serve
a dividerci come nuotando, come arcieri che scoccano. Abbiamo
convincimenti da laboratorio angelico: nell’acuto, nel perno
del cronografo, nel
fulgido. La sfoglia calda della superficie sostiene
una comune interezza, l’incedere
lauto e canoro delle pallonate – spezzoni: curve, torsioni della vela
dell’esistenza tutta che non si vorrebbe
pronta. O sangue malinconico o vascello legato
a cose come – la schiuma
– l’ombra – la consistenza agrosalina del sangue, la miseria climatica
dell’unghia, la midolla
radiografica dell’osso
quasi scoperto – o
l’argilla che rode
il tubo
gommato – il vulnere
ingoiato
nella ferma
poderosa. Questo volto rifatto sconosciuto è una cosa
che rimbomba e approssima a niente
l’automatismo del respiro. Entra
nella memoria
nella fermezza della caccia
e nella discriminazione senza profitto
dell’amore. Datele
coscienza:
la pietà che apre gli occhi. Sempre, sopra
ogni fortuna, avrei chiesto che tu non fossi morta.

(Da Come per mezzo di una briglia ardente, Atelier 2005)

Ksenja Laginja, Ti insegnano ad amare

Ti insegnano ad amare
fino al giorno in cui tutto
verrà spazzato via e non potrai
disporti alla tassonomia
della casa, resterà la calce
a suturare i buchi nel petto,
ci toccherà separarci
cedere il peso agli altri.

(Da Ventitré modi per sopravvivere, Kipple Officina Libraria 2021)

Prisco De Vivo, Il copertino giallo

Nella buia stazione: fiori di stracci.
Un copertino giallo
copre una donna ulcerata
un piccolo corpo
di cisti e verruche.
Le mie ossa s’incollano alla ringhiera.

(Da Il lume della follia, Oèdipus Edizioni 2019)

Giovanna Rosadini, Respiro nel respiro

Respiro nel respiro, ascolto la notte.
Ombre lunghe tendono abbracci,
invitano a proseguire oltre la siepe
sul confine dello sguardo. Accade,
ancora, di ritrovarsi nudi, esposti.
Restare allora nella notte, accogliere
la sua lusinga è un balsamo per chi
non lascia tempo alla paura, tenebra
è una parola che risolve e cura.


(Da Fioriture capovolte, Einaudi 2018)

Franco Loi, La gàbia del leun

La gàbia del leun l’era de aria,
de aria la mia mama, quèl cappell,
el brasc del mè papà l’era de aria
sü la mia spalla, i mè man che streng,
e aria el rìd di öcc e duls de aria
de quèla vita ch’ù insugnȃ, l’azerb.
Eren de aria lur, e mì, chissà,
che sun stȃ, fermu a vardàj andà.

*

La gabbia del leone era di aria,
di aria la mia mamma, quel cappello,
il braccio di mio padre era di aria
sulla mia spalla, le mie mani che stringono,
e aria il ridere degli occhi e dolce d’aria
di quella vita di cui ho sognato l’acerbo.
Erano d’aria loro, e io, chissà,
che sono stato fermo a guardarli andare.

(Da L’aria, Einaudi 1981)

Emanuele Martinuzzi, Perla

Se non fosse per l’architettura assente
di queste stelle, giunte al buio come questue
di nubi, non ci saremmo eclissati, nuda
preghiera che brucia, l’uno nell’altro.

Se non fosse per i nomi di queste pietre,
martiri che brancolano nei nostri sguardi
come aridi gorghi, non saremmo
letto di fiume, l’uno per l’altro.

Radici di vuote mani il tetto che ci custodisce,
polvere il simulacro del nostro viaggiare,
calice rotto il ventre, l’ebbrezza del nostro riposo
insonne e morente.

Quello che cerchiamo è il calore di perdersi,
una parola in rovina che annaspi nel sentimento,
ira e fuga, mosaico di labbra, aurora
dipinta con ciò che scolora.

(Inedito)

Daniele Barbieri, in una conchiglia

in una conchiglia soffocante, chiusa e troppo chiusa,
dove le parole riecheggiano, rimbombano, macchiano

ripetutamente il discorso, da dove non si esce,
da dove non parlano le cose ma gli echi della pura
voce, dentro muri neri, illuminazioni improvvise,
lampi, grida gialle, bianche, umidità stagnante attorno,

muffa, muffa, nomi di sapidità improvvise, ritmi
nel piede e nel corpo, si rivelano i destini, adesso

(Inedito)