Giorgio Ghiotti, E tu dov’eri in questo sfondo d’anni

E tu dov’eri in questo sfondo d’anni
mentre i pianeti ruotavano più lenti
e io inventavo una versione allegra
del vuoto intorno che mi hai lasciato,
dov’eri in sogno mentre si svegliava
la città padrona dei ricordi, e ogni
luogo mi portava al centro esatto
del respiro condensato nell’aria,
bianco splendore lunare, fumo lieve
che se lo porta il vento, che sale
e lo disperde come perdo i giorni
ad aspettare l’acqua che trascina
nomi e bussole della tua mappa infedele.
Non sono stato in nessun luogo che non fosse
ritorno e nostalgia, ripetersi del viaggio,
e ogni alba indicava una via e nei tuoi occhi
raccoglievo un secolo, un paesaggio.

 

(Da Abitare la parola, a cura di Eleonora Rimolo e Giovanni Ibello, Ladolfi Editore 2019)

Letizia Di Cagno, Caro F.

Caro F., / non conosco niente che in origine / non abbia
avuto l’odore dei fiori. / Vedi cosa si può sprigionare da qui,
/ da un semplice punto? / A quest’ora, / su un altro sistema
solare con abitabilità planetaria, / forse sono presenti più
malintenzionati / che malintesi. / Qui no. / È piovuto, adesso
non piove più. / Si sente l’annuncio dei pensieri finiti.

 

(Da Abitare la parola, a cura di Eleonora Rimolo e Giovanni Ibello, Ladolfi Editore 2019)

Emanuele Franceschetti, Partire da un’immagine

Partire da un’immagine. Sapere
che nulla capovolgerebbe il nastro, che domani
altri occupanti abuseranno del dormiveglia,
delle meditazioni dentro i treni. L’immagine resiste.
L’illusione di ricostruire un corpo, una disposizione di
oggetti,
un umore di pioggia, il lascito di una telefonata.
Un nucleo a malapena si conserva:
un codice di segni universali, una radice.
Accorgersi del mondo, del suo scorrere.

 

(Da Abitare la parola, a cura di Eleonora Rimolo e Giovanni Ibello, Ladolfi Editore 2019)

Giovanni Ibello, Torno allo stato embrionale della vita

Torno allo stato embrionale della vita
nel sonno ibrido del feto,
dove un diagramma di materia nuova
riproduce fedelmente
il calco delle ossa
la nomenclatura delle vene
e un incavo d’ali nelle scapole.
Questa è la divinazione dei corpi.
Anche tu la chiami morte
questa armata silenziosa senza lume?
Questa rete di spade
incrociate sopra i corpi,
l’antilope che si ritira tra i canneti.
La preghiera del giorno: siamo muti.
Tutto si separa per venire alla luce.

 

(Da Turbative siderali, Terra d’ulivi Edizioni 2017)