Carlo Gregorio Bellinvia, Forse

Tutto qui, io credo. Per questo
non invio posta né desidero
traccia di alcun tipo
dal mondo. Cancello
sempre l’email malformata
che non distingue tra Uomo
e uomo negli indirizzi. Scanso,
evito, prevengo. Non possiedo
riferimenti, come
in quei treni incrociati,
non so se sia io in fuga
o se sia solo l’altro
carro in moto. Ma è facile,
alla fine basta valutare
le margherite uniche,
ferme, ai bordi del binario.

(Da Omissis, Arcipelago Itaca Edizioni 2021)

Alessandro Seri, In mezzo al letto come al mare

In mezzo al letto come al mare
ci stan due piedi piccoli che dormono
si spostano con logica d’assenza
al battere costante delle imposte
un fiato appena nato scosta nell’ordine dei giorni
un capomastro morto sul dorso dell’inverno
e le mie ali storte s’invecchiano spellate
che tanto sulla schiena non le guardo
l’eredità che lascio è solo tempo perché
l’amore non esiste esiste il tempo
poche menzogne un cesto di panni sporchi
la luce accesa di cento notti insonni
a mendicarmi gli occhi ed il coraggio.

(Da Heautontimorumenos XXI, Arcipelago Itaca 2021)

Silvia Molesini, Poesia che non si capisce niente

Aveva preso al balzo la sua flora tematica
e quindi parlava di fiori, mimosine
e alle rose che sono rose che sono
rose aggiungeva la potativa dalia
nel senso della costruzione del mazzo
la dalia era in mezzo e le erbe il fine
forse nemmeno questo forse un fico
ben piantato ed agevole per i rami bassi
ma con le foglie enormi della tristezza
con sì le foglie enormi della vergogna
un bel fico viola in mezzo al prato gioco
raccogliere i bambini l’erba saetta e tutti
i pissacani che rompono il decoro, la
tessitura verde golf e ciao le radicelle
e poi pum! arriva il tagliatore frrrelettrico
le lumachine e i saltellanti sgombrano
chi si muove muova perdio, le scolopendre
anche perché era Flora, bestie pensiamo dopo.

(Da Dentro il tuo occhio nero dormiamo, Arcipelago Itaca 2021)

Claudia Zironi, Cosa direte tra trent’anni di quest’onda

cosa direte tra trent’anni di quest’onda
che avanza e si ritrae, di quanto vi emoziona
attendere l’acqua, gelida sul petto
di quanto è deludente che mai vi raggiunga.
cosa direte di questa pietra così lucida
che non assorbe lacrima, di tanti sprechi di sogni
di alberi, di vini, di imballaggi colorati, di sorrisi
di parole, di respiri: veloci, profondi, audaci
nel nulla sperduti. cosa direte? dell’inesistenza
provata, colma e spietata dell’amico, vero
del morto, del vivo, della luce di dio.

(Da Not Bad (2019/2020), Arcipelago Itaca 2020)

Claudia Zironi, Sarebbe bello ricominciare

sarebbe bello ricominciare, io e te
ma proprio dall’inizio, da prima che
da prima dei se, da prima
che le foglie di due anni fa cadessero e
si disfacessero in un fango dorato che fa da specchio
ai pochi uccelli rimasti dalla migrazione, da prima che
non ci conoscessimo e non sapessimo che non ci saremmo
amati, da prima che il tuo amico ti lasciasse solo
una sera in cui avevi proprio bisogno di farti una bevuta al pub
da prima che io nascessi, che fossi concepita, che fossi solo
immaginata, da prima che nascessi tu, come una promessa
di eterna estate, da prima che le api e che il miele e che i fiori
da prima che i vulcani soli
abitassero il pianeta, da prima che dal caos
emergesse la luce. sarebbe bello ricominciare
immaginarci differenti, sorridere al pensiero
di vederci, di nulla chiedere e insieme andare
verso un quieto viale del parco a cercare
le nate margherite.

(Da Not Bad (2019/2020), Arcipelago Itaca 2020)

Francesco Lorusso, Anche il fiato lungo delle tue parole

Anche il fiato lungo delle tue parole
e per identico principio ogni termine
fattosi poi pensiero corto fra le pareti
soffocherà presto in queste strette stanze.
Rimarrà così il pasto potutosi masticare
patteggiato solo per il medesimo posto
dove sopra sorseggi di scomodi giorni
si è apparecchiato ogni tuo lauto sforzo.

 

(Da Maceria, Arcipelago Itaca 2020)

Giovanna Frene, La datità

La datità, l’essenza delle cose, il sorso
bevuto all’orlo della sepoltura, l’impostura
generale del mondo essendo dal tempo roso,
le siepi che attorno s’accavallano,
il cadere nullo (il non cadere) nel vallo,
l’io in infinito sublime innalzamento al cielo:
sento in questo carico grondante
il vedere chiaro, chiaramente il pensiero.

(Da Datità, Arcipelago Itaca 2018)

 

Raffaela Fazio, Controluce

La vita appare
a grandezza naturale
se emerge il Fuoriposto e si fa ingombro
come macchia scura contro il sole:
risuscita i contorni
nascosti fino allora
nella dismisura della luce
(cresce la forza
grazie all’espansione
di ciò che all’improvviso la confina)
e nel momento in cui
fa quasi male
ci libera la vista sul reale.

(Da A grandezza naturale (2008/2018), Arcipelago Itaca 2020)

Francesco Lorusso, Nel corpo pieno del mattino

Nel corpo pieno del mattino
una smania oscura si sveste
sul cipiglio fervente dell’asfalto,
la strada lucida ricopre la preghiera
che la lascia correre fiera nel ritorno
quando alto si è fatto il bersaglio,
sospinto dai colori e da altro ben oculato
nella indolenza così tanto opportuna
o dal freddo che adesso lo ha ricoperto.

 

(Da Maceria, Arcipelago Itaca 2020)

Anna Maria Curci, Quartina LXXVIII

LXXVIII

Come a un calzino rivoltato in dentro
vado tastando buchi e cuciture
a te, mistero, decriptato a sbafo,
che ritorni per essere incompreso.

(Da Nei giorni per versi, Arcipelago Itaca 2020)