Daniela Attanasio, Ti sei mai chiesto

Ti sei mai chiesto perché quel modo attonito di restare in piedi
le ascelle ancorate come ganci alla giacca nel sudore freddo della pelle
mentre ancora un po’ di luce indicava l’ora pomeridiana da passare
in silenzio, da solo, senza programmi serali, lei appena uscita dalla porta?
-Me ne vado, è stata l’ultima frase apparentemente senza appigli. Avresti potuto
dire -aspetta…, un rigurgito di coraggio che ti è sfuggito di mano e sei rimasto in piedi.
Riuscivi a sentire la sua voce che al tassista diceva -stazione Termini per favore?
Riuscivi a spiare la sua faccia limata dalla rabbia e dalla pena? o magari
chiudendo gli occhi, la vedevi scrollare la testa per guarire dall’errore della noia?
Fuori dalla finestra gli alberi. Hai pensato al suicidio, in volo contro gli alberi.
Ti sei mai chiesto come è andata veramente?

 

(Da Di questo mondo, Nino Aragno Editore 2013)

Daniela Attanasio, Una forma nuova

Un nome, un’idea e ci perdiamo
scivoliamo fuori liquidi,
prendiamo forma nuova –
una forma nuova dell’idea, del nome
il tuo sorriso come un pieno nella vita
come un filo d’erba che scivola fuori dalle labbra.
La nuca è lucida, nera
la luce si spande in una vasca d’acqua
simile a un fiore. Per una breve incoerenza
io sono sola con il silenzio che diventa la testa
che diventa il respiro.
Sono già l’altro
l’altra idea, l’altro nome.

 

(Da Il ritorno all’isola, Nino Aragno Editore 2010)

Daniela Attanasio, Enea era un emigrante compassionevole e onesto

Enea era un emigrante compassionevole e onesto


Un tempo solo ulivi e capre, paglia e capanne,
al nord legno, fuoco, calzari di pelle e pelo
una terra di metamorfosi e naufragi, lunghi percorsi di luce
di croci, di cristiana pudicizia affogata nell’acquasantiera
un alfabeto verticale capace di far crescere
vegetazioni di leggende e grattacieli
dai monasteri alle logge ducali, distese d’acqua o di nebbia
marmi che trasudano oro, odore di legno, scanalature millenarie –
dal pagano al cristiano come in un vento solo che ha modellato
stanze, stili e tetti.
Sono nata dentro questi confini
ho ereditato una leggenda come si eredita una razza
un nome ebraico e un cognome greco
come un cumulo di ossa
anche se non mi aspetto niente dalla mia patria
anche se alzo gli occhi a un orizzonte lontano
per andarmene via oltre il vanto della Storia
una mano mi tira giù dalle gambe e mi trattiene
a galleggiare nel vento finché la stretta tiene.

 

(Da Il ritorno all’isola, Nino Aragno Editore 2010)