Giorgio, 43, figli 1, malato di aspirina e di ipotiroidismo, aveva caldo al sole: 34 gradi percepiti di giorno: e notti con piumone e stufe le varie – sorvegliava e piangeva, sperava e incassava: nel suo solito.
Le maree, alte. Qualche oceano era stato sostituito da emergenti desideri di terra e le rocce oramai posizionatesi, spontaneamente, come catastrofi immonde.
Le borse finanziarie, alti numeri e numeri in discesa: ogni giorno.
Molte, poi, metropoli e moltissime famiglie lottavano contro lo studio di anima, a dire: crollavano relazioni, si distruggevano caseggiati bassi, arcigni, strade già sprofondate negl’imi sentieri dei pomeriggi assolati – o, secondo le stagioni indifferenti, piovosi. Da qualche tempo (le) madri si dedicavano alla spesa fuori l’orario, mentre tegole giacevano in terra frantumate, al pari di nocciole tutte già, nei loro frutti, fattesi oggetto di masticazioni estive. O di festa.
Quando Federica passeggiava con il contorno di macerie che soltanto occhi attratti potevano giudicare risultato di astuzie umane, spendeva sorrisi: nei giorni con il sole e in ore diurne: sorrideva di rado – nelle notti stracolme di sogni già incapaci di fissarsi in fantasmagorie capitalistiche, non dormiva. O provvedeva con un artificio. E coprendosi nel freddo, gestito il solito.
Le panchine, scansate: ed erano molte, le panchine, quelle scomode e irritantisi quasi, per i giocosi, viziati cani e i bovini fuoriusciti. Alcune specie erano state costrette a metamorfosi fondamentali, qualche cigno si inorgogliva come qualche secolo prima nelle fantasie meno impoetiche: le zanzare erano guerrieri senza eserciti. Le foglie, un ricordo.
Le folle… Tutte montate, con ingegno di privacy, nei loculi funzionali. Biondi lombardi, enurgumeni di Islanda, taccagni di Zaire, casalinghe casertane e olandesi, indios spiritati come maschere senza fondo e padroni e maomettani e logici professori in pensione e non: con il segmento dei monitorati e dei salvifici per dislessia: non ne mancavano. Ma erano tutti in folla: a recare ai propri ventri dei guadagni abbotonati. Non erano, però, la folla.
Nessuno reagiva. Nessuno, che non dormisse nelle notti senza calore – laddove la catastrofe si fosse fatta mito. Nessuno ricordava il sole focosissimo, che non li disintegrava.
Nessuno seppe tremare se non in posa.
Nessuno seppe le prose senza dettato.
Nessuno, che nascesse e immaginasse.
(Inedito)
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