Silvia Patrizio, Ipazia

Ora che non ho più corpo
che si è spezzata l’ellittica
degli attimi e la mente
non traccia più
la sua regola impazzita
ora che la resa è un’astrazione
non meno del tuo nome
o delle mani che mi infliggo ora
che l’eterno è un transito d’ali
e non chiede rifugio
il giudizio invisibile dei morti
io vi assolvo ora e ancora e ancora
e ancora…
Potessi scovare la formula
che semplifica il cielo
e ritornare a quell’atomo di te
prima dell’apparizione del dono,
prima del possesso
potessi ripartire dio
tra le menzogne degli uomini
non avrebbe prezzo
ogni singolo pezzo di me.
Non sono fatta per questo,
non sono fatta per chi resta
sulla superficie del danno.
Così attendo ancora e ancora e ancora
che quest’eco ricomponga
la mia vita:
una via lattea di ciottoli e polvere.

(Da Smentire il bianco, Arcipelago Itaca 2023)

Piero Saguatti, Consonanti dure e consonanti calde

Calamite le catastrofi claustrofobiche, poi catarsi
di ceramiche crepate dai lembi convessi capovolti
da fare collimare completamente con le colle
e la calma certosina del carcerato chiuso nella cella

alcuna colpa cospicua concordante o accanimenti
la sola corrispondenza corrosiva della china
crea la cupa circostanza compressa che scarrella
sulla cima cerebrale complessa del comando

circa la cura del cerusico accertata di concerto
collabora al culmine il coraggio
corrobora il credito al contagio
la conta commovente delle coppie acclimatate

alcune concubine convogliate al centro
restano a cullarsi corrotte in cupida clausura
da censurare circa ai poco candidi costumi
così come si crede accade, coerentemente.

(Inedito)

Maria Laura Valente, Ci si lascia fare a brani

ci si lascia fare a brani
divorare
carne intatta che marcisce sull’essenza
masticata
l’orizzonte che s’inclina
il confine che s’incrina
poi la pioggia
dalle altezze disertate
piove sangue che non scorre
piove seme
sulle terre dell’inconscio
dalle crepe
il germoglio si protende oltre la soglia
per l’innesto
nei lacerti della polpa

(Inedito)

Guido Turco, Le brocche bianche

Le brocche bianche nei quadri metafisici hanno l’aria di essere piene di vuoto. L’effetto di straniamento quando non è a pagamento si esaurisce sulla tela.

Anche i tasti replay si estinguono.

Un’altra delle illusione del secolo scorso. Come i bollettini delle maree e gli avvisi ai naviganti.

Quando i pollini scatenano gli assalti, forse allora è tempo per nuovi tuffi. Per associazione con il cloro più che con le piscine.

Al telefono dicevi e non dicevi, chi verrà a cena non si darà troppa pena delle metamorfosi del mercaro del lavoro.

Eccoti, non ne puoi più, ma resta la tv e l’abbiocco disognato del pre-sonno sulla poltrona che era di papà.

(Inedito)

Cosimo Lamanna, Lo sapranno

Lo sapranno
Le rocce e queste cime
Il punto esatto del cielo
In cui approdano salvi
I miei pensieri
Ancora vivi

Sono sogni aerostatici
Parole imprigionate
Ingabbiate e finalmente
Libere di dimenticare
Il mio essere carne
Uniforme terrena

E tu, me lo sai dire
Di quale vento sarai soffio?

(Inedito)

Carla Malerba, Tu sei

Tu sei
dove nulla si perde del vissuto
e di vissuti diversi ti alimenti,
non nell’angusto spazio
delle case di pietra
al cui richiamo cedo talvolta
per trovarti,
ma nell’anima del mondo
con tutto ciò che è stato dato
di pollini, di suoni e di silenzi,
di tempeste e di quiete,
di tempi e mutamenti
come dono.


(Da Poesie future, puntoacapo Editrice 2020)

Antonio Semproni, I bambini svolgono

I bambini svolgono
i compiti per le vacanze estive
al mare.
Traducono i messaggi
che provengono dal largo:
i genitori controllano i quaderni
prima di salpare.
Poi misurano le apnee degli adulti,
eseguono sottrazioni,
stabiliscono gli spread.
Infine scrivono un tema
sul tesoretto accantonato
dal papà
che torna a riva.
Chi commuove
ha in premio
maschera, muta, pinne
e una bombola d’ossigeno
che allunga la carriera.

(Inedito)

Nicola Fornabaio, Intervalli di riferimento

Le parole hanno fatto il loro corso.
Qui durano i libri letti e la paura
che ci ha sorpreso, lasciato soli.
Penso a come dire questa colpa
e la distanza che è nell’abbandono.
Ricomponiamo con calma ogni frammento
e poi diciamo sì al provvisorio.
Fuori comincia a piovere a dirotto.
Facciamoci bastare questo tempo
e arriviamo al punto necessario
di non farci ancora troppo male.

(Inedito)

Giulio Marchetti, Adamo


Gli altri
sono un quasi
contatto, non ancora
una mano, invisibile scarto,
la creazione di Adamo.

Ed io
Il vuoto tra le stelle,
il cielo nero che le accende.
Il sole dopo che si spegne.

(Da Varco Cielo, Puntoacapo 2023)

Stefano Bottero, è troppo tardi per tornare a casa

è troppo tardi per tornare a casa.
obliterare
vestiti per gioco come segnalibri
rimandare il momento in cui ti spegni.

mi toglierò il ghiaccio dai capelli,
ti dirò che il corpo non significa niente.

(Da Notturno formale, Industria & Letteratura 2023)