Mario De Santis, Volano carte piccole di povero alluminio

Volano carte piccole di povero alluminio
un tesoro di stagnola che modula apparizioni
come zanzare, pagine lunari, ultimi treni.

Abito l’inabile paesaggio, fatto e divorato,
nei vincoli la furia estiva, gli insetti stanno nel cavo
di sonno a milioni come noi, un bolo incandescente
con la bassa intensità di un disordine dei led
i maledetti, azzurri sciami:
precipita con loro, nel centro della casa,
il punto acido del mondo,
si vedono nell’attimo in cui il sonno la notte
prepara l’erosione, poco prima del risveglio.

E quando arriva in corpo, tutta questa vaga
luminaria, l’orbita coriandolare dei colpi d’ala
è reminiscenza totale, è così pura, e rifugio.
Lo svenimento, il crollo impotente ci narra
Una trama semplice, di una mosca della sua fuga
nella luce, in quella resa
alla ragnatela. Si diventa così, capaci di abitare
le città, perché capace è solo l’abbandono.

(Da Sciami, Ladolfi 2015)

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