L’uomo s’attempa
e dall’ultima neve
enumera gli anni,
romanza la storica
piena del fiume o la secca,
che l’anno più afoso,
inane lo fece di senso
e per le colture.
A certi s’incrina
lo scudo cartesiano:
subodorano, prevedono
le cose in là d’agire,
come l’occhio spaccato
del gatto, l’enfisema,
dei letti al terremoto
lo strano traballare
Pare nulla preordinato,
ma pochi, lungo il tempo,
s’adagiano nei giorni
dei disutili accidenti.
E li tacciano d’essere
impostori e che tutto,
in “Un cane andaluso”,
già allora fu descritto.
(inedito)
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